Natura, arte, architettura, storia, gastronomia: la provincia di Salerno incanta ed emoziona il mondo con la sua bellezza. Cosa ci resta da scoprire di questo spettacolare territorio? I suoi vini! Ne abbiamo parlato con due esperti

Foto: Vincent Masullo, guida ambientale escursionistica

La cornice

Siamo in provincia di Salerno, un territorio semplicemente straordinario, a cominciare dal profilo naturalistico. Il lunghissimo litorale costiero, più di 100 km, debutta a nord nel sito UNESCO della Costiera Amalfitana e si conclude a sud nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, altro patrimonio UNESCO, intersecando due Aree Marine Protette: Santa Maria di Castellabate e Costa degli Infreschi e della Masseta. All’interno, il Parco offre una ricchezza paesaggistica variegata, a tratti selvaggia, fatta di alture, torrenti e trionfo della biodiversità. Aggiungiamo a ciò importanti siti archeologici, come Paestum e Velia; duomi, ville e giardini; un’offerta gastronomica di eccellenze che ben testimoniano la nascita in questi luoghi della Dieta Mediterranea e abbiamo la cornice dentro la quale si producono interessantissimi vini, contrassegnati da un’identità territoriale tutta da scoprire.

Le zone di produzione

Mario Mazzitelli, vice presidente del Consorzio Vita Salernum Vites ci guida alla scoperta dei tre areali produttivi. La Costa d’Amalfi a nord, dove la viticultura deve fare i conti con un territorio estremo e svilupparsi su terrazzamenti che partono dal livello del mare, fino ad arrivare a 500 m.s.l.m, come nella zona di Tramonti Scala Revello. Qui troviamo una prevalenza di Piedirosso, Sciascinoso e Tintore, nella varietà di uva rossa e Falanghina, Pepella e Ginestra tra quelle a bacca bianca. I Colli Salernitani al centro, che si sviluppano con andamenti dolci, su altitudini di massino 300 m.s.l.m., con terreni di natura totalmente argilloso-calcarea e il Cilento al sud, dove il terreno cambia per includere sedimenti rocciosi. In queste due zone le varietà autoctone sono l’Aglianico, il Fiano e recentemente si stanno recuperando l’Aglianicone e il Santa Sofia.

Foto: Vincent Masullo, guida ambientale escursionistica

Un’identità territoriale forgiata da terreni e aria salmastra

L’impronta della territorialità sui vini, tuttavia, non risulta solo dai vitigni coltivati, ma anche e soprattutto dall’interpretazione che questi luoghi ne danno. L’Aglianico, per esempio, è presente in diverse aree in Campania, così come in altre regioni del Sud Italia, ma qui esprime delle qualità organolettiche uniche. “Parliamo di una viticultura fronte-mare” sottolinea Mazzitelli, dove “la brezza marina abbraccia le uve e vi imprime i suoi aromi, per questo io amo definirlo Aglianico di mare”.  Il microclima ha effetti anche sulla struttura dei vini: “sono uve calde, vicine al mare, quindi arrivano alla maturazione in modo più delicato, più veloce rispetto alle zone interne e con dei tannini già arrotondati”.

Come per l’Aglianico e il Fiano, la stessa originalità si sprigiona nei vini prodotti con altri vitigni inclusi nei disciplinari delle tre DOP salernitane (Cilento, Castel San Lorenzo e Costa d’Amalfi) o idonei per la vinificazione delle due IGP (Paestum e Colli di Salerno). Per citarne alcuni: Greco, Falanghina, Biancolella e Malvasia nei bianchi e Piedirosso, Sciascinoso e Sangiovese nei rossi.

Sono proprio la diversità e l’interpretazione unica, le chiavi fondamentali per scoprire e comprendere questo vasta e variegata Provincia, come conferma anche Giuseppe Festa, direttore del corso Wine Business dell’Università di Salerno e coordinatore scientifico dell’Osservatorio Nazionale sul Turismo del Vino di Città del VinoNegli ultimi anni abbiamo assistito ad una importante crescita per quanto riguarda una sempre maggiore qualità e sempre maggiore identità dei vini della provincia di Salerno. Quello che il pubblico cerca, siano essi semplici consumatori o appassionati, è l’originalità, e qui c’è la possibilità di vivere un vino straordinario, secondo le declinazioni di un terroir straordinario, in un territorio straordinario! Tutto questo insieme rende identitari, eccellenti, unici quei vini, ma anche la stessa accoglienza del turismo del vino”.

Giovanna Agnello

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