Molisana, 46 anni, cintura marrone di karate. La donna uccisa la notte di Pasqua e ritrovata nel seminterrato di Vapiano, il ristorante dove lavorava nella capitale del Granducato, doveva sposarsi il 14 maggio

Una rapina finita male o un omicidio premeditato? E’ quanto dovranno accertare gli inquirenti lussemburghesi in carico dell’indagine sulla tragica morte di Sonia di Pinto, l’italiana che lavorava nel noto ristorante di Avenue J.F. Kennedy, a Kirchberg. Uccisa con la testa fracassata da un corpo contundente, riferisce il compagno S.D. alle agenzie di stampa italiane, probabilmente per sottrarle l’incasso della serata, circa 3000€, che la di Pinto stava sistemando nella cassaforte del ristorante, dopo aver effettuato la chiusura di cassa.

Il suo corpo ritrovato nello scantinato del locale fa supporre che sia stata trascinata nelle cantine dall’omicida, che conosceva il luogo della cassaforte o che qualcuno l’abbia seguita o l’abbia aspettata dentro alla fine del turno.

E’ il compagno S.D. a raccontare al Corriere della Sera maggiori dettagli sul ritrovamento:  “Ieri al mio risveglio non c’era, ho pensato fosse uscita. Aspettavamo amici a pranzo… invece l’hanno uccisa”.

Solo la mattina dopo, infatti, la collega che ha aperto il locale ha trovato tracce sul pavimento e ha chiamato subito la polizia.

“Evidentemente non si sono sentiti di dirmi subito la terribile verità — ha spiegato ancora il compagno al quotidiano italiano —. Mi hanno solo informato che Sonia era stata coinvolta in un incidente e che sarei dovuto correre al commissariato. Dove poi mi hanno detto quel che era successo e che un colpo violento le aveva fracassato il cranio. Avremmo dovuto sposarci il 14 maggio, era tutto pronto… Ancora non ci credo, eravamo felici, mi hanno strappato l’anima, non lo accetto”, ha detto ancora l’uomo.

Ma chi era Sonia di Pinto?

Molisana d’origine, i suoi genitori vivono a Petacciato (CB), dopo aver trascorso la vita professionale in Svizzera, a Losanna, dove Sonia era nata 46 anni fa. Ha due fratelli.

Ne tracciano un suo breve ritratto due tra le sue amiche più care che ancora non credono alla sua morte.

“Riservata, leale, gentile, disponibile con tutti, Sonia era una persona molto seria che teneva molto al suo lavoro – dice A.S. -. L’ho conosciuta tramite amiche comuni e mi ha sostenuta moltissimo quando mi sono trasferita in Lussemburgo, con molti consigli pratici e sullo studio della lingua. Io abruzzese lei molisana, avevamo valori in comune e siamo diventate molto amiche. Le volevo molto bene. Lei ha dedicato molti anni al ristorante, fino alla promozione a manager qualche mese fa. Era sempre sorridente e generosa. Ma era anche un’introversa. Non credo – continua A.S. -abbia dato confidenza a qualche persona estranea al suo entourage“.

“Molto riservata, amante del mare, sempre disposta a dare una mano per qualunque cosa, e soprattutto grande lavoratrice”, dichiara R.

La comunità italiana del Granducato è molto scossa. “Siamo tutti molto arrabbiati, disgustati, presi in un vortice di sensazioni che sfociano nell’incredulità”, conclude A.S.

Sul profilo facebook della di Pinto amici, amiche e conoscenti lasciano parole di dolore e incredulità.

Si succedono testimonianze e parole di cordoglio pubblicati anche sulla stampa italiana. L’Ansa riprende il post della scuola di Kung Fu, dove si allenava la donna prima di espatriare:  “Ricordiamo tutti Sonia come un’atleta, donna tranquilla e gentile con tutti. Una ragazza dolcissima e sempre disponibile”.

Mentre si attende il risultato dell’autopsia, la polizia lussemburghese visiona le immagini delle telecamere di sorveglianza del locale e quelle della zona limitrofa per avere un quadro più ampio della situazione.

(picci/red)

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