“I diritti sono uno spettacolo, non mettiamoli in pausa” è la campagna di sensibilizzazione partita ieri dal palco dell’Ariston per tenere alta l’attenzione su uno dei settori più penalizzati dagli effetti della pandemia.

Alcuni artisti, Renga, Willie Peyote, Francesca Michielin, Fedez, Roy Paci indossavano una spilla che non era un vezzo stilistico, ma una vera e propria iniziativa benefica sostenuta da Scena Unita, il fondo istituito per sostenere i lavoratori dello spettacolo in difficoltà durante questa lunga fase di inattività.

I DIRITTI SONO UNO SPETTACOLO

L’iniziativa chiede per i lavoratori di un settore devastato, ristori adatti ed efficaci, una rappresentanza specifica per avviare una riforma che ancora si attende. Un modo per essere vicini ai lavoratori del settore artistico – che stanno soffrendo una crisi mai vista prima – da parte di colleghi più fortunati che possono ancora contare sulla luce dei riflettori.

Lo spettacolo dal vivo -recita il manifesto della campagna – è un settore che da tempo necessita di una riforma strutturale e di un cambio di percezione volto a riconoscerne il valore culturale, produttivo – in termini economici e occupazionali – e sociale – come elemento di aggregazione di città, province e periferie.

La pandemia è stata e continua a essere per il settore culturale un acceleratore di consapevolezza: senza un intervento definitivo e il più possibile unitario, le conseguenze di questa crisi saranno drammatiche e avranno ricadute insostenibili sulla vita dei lavoratori, sulla salute dell’intero settore e sul PIL del nostro paese.

In questi lunghi mesi caratterizzati dallo stop forzato delle attività culturali abbiamo preso atto che teatri, cinema, live club e spazi culturali, nonostante si siano dimostrati luoghi sicuri, sono costantemente considerati attività produttive sacrificabili. Avvertiamo sempre più forte quanto questo settore abbia bisogno di essere compreso e considerato dalle istituzioni per poter ottenere un riconoscimento economico e sociale.

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Una iniziativa importante che avrebbe potuto avere una cassa di risonanza amplificata se qualcuno, sul palco, avesse chiesto lumi su quelle spille… e invece registriamo un colpevole silenzio.

È passato un anno. Non c’è più tempo…

Gilda Luzzi

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