curiel

Un bellissimo evento virtuale quello organizzato dal Circolo Ricreativo e Culturale “Eugenio Curiel” di Lussemburgo ieri, lunedì 22 febbraio,  per celebrare un secolo del Partito comunista italiano. Due ospiti eccezionali hanno animato la serata:   Domenico Cerabona, direttore della Fondazione Giorgio Amendola, e Livia Turco, presidentessa della Fondazione Nilde Iotti. Raccontando la storia di due “grandissimi” della nostra Sinistra.

foto serr

La serata è cominciata con il benvenuto e l’introduzione di Roberto Serra, che ha brevemente riassunto la storia della nascita del PCI, ma in particolare del Circolo Curiel, fondato da italiani emigrati in Lussemburgo. Serra ha sottolineato l’importanza della Biblioteca e della Trattoria che  nacquero con il circolo. Senso di identità e da dove veniamo.  Intenzione di stasera, rinfrescando ricordi, è soprattutto quello di cercare di capire chi siamo in questo che oggi è “il grande oceano” della Sinistra, identificando e valorizzando pensieri e valori. E qui si spiega la scelta dei due personaggi scelti per questa celebrazione: Nilde Iotti e Giorgio Amendola. Noi del Curiel siamo convinti che queste due persone hanno reso migliori il mondo, noi, la nostra Sinistra. Per parlare di passato al fine di orientarsi verso il futuro.

Domenico Cerabona, fondatore della Fondazione Giorgio Amendola ha raccontato la storia di Giorgio Amendola, partendo proprio dalla citazione di un libro di Eugenio Curiel con una sua prefazione. Due vite che si incrociano. Giorgio Amendola si iscrive al PCI a 22 anni in piena clandestinità e dalle sue memorie traspare una scelta che è frutto di una grande maturazione politica. Un aspetto importante del PCI è quello dell’espatrio dei primi anni: clandestinità e vita all’estero sono il comun denominatore di coloro che fondarono il partito; una generazione fortemente segnata da questa esperienza e che segnerà la loro filosofia e i loro principi. Poi importante anche lo spirito cospirazionista al fine di rovesciare il fascismo. L’intervento di Cerabona si chiude sottolineando il valore dello scontro/confronto sempre fatto con grande senso di comunità.

Livia Turco ha preso poi la parola parlando di Nilde Iotti. La sua vita si intreccia con la storia del PCI. Nonostante sia stata grande donna delle istituzioni è anche importante contestualizzarla quale grande dirigente del partito. La Iotti nasce a Reggio Emilia nel 1920: padre ferroviere antifascista che la lascia orfana a 15 anni. Una vita difficile, vince una borsa di studio e si iscrive alla Università Cattolica di Milano di Padre Gemelli. Venne accettata nonostante i genitori fossero sposati solo civilmente… Qui incontrò Padre Rossetti che per lei sarà sempre “un maestro”. Si laurea in lettere (luglio 1943) e decide di aderire alla Resistenza attiva.

Si iscrisse al Gruppo di difesa delle donne,  che rappresentò la partecipazione civile e plurale del popolo. Prima di scegliere in quale partito entrare Nilde ascolta molte “voci”. Sceglie il PCI per tenacia, coerenza, ideali.

Lei fu “quel pezzo di PCI” che per fare una scelta politica ebbe bisogno non solo del netto NO al fascismo, ma anche della prospettiva, che coinvolgeva ceti sociali diversi, che progettava la democrazia progressiva.  Nel Dopoguerra si prodiga molto per sfollati e donne. Organizza una Festa delle Rose, invitando anche insegnanti e casalinghe: prova del suo senso di pluralità.

Se si vuol capire la Nilde Iotti  “dialogica”, in ascolto di tante voci,  di quando fu protagonista delle istituzioni, bisogna proprio guardare alla sua esperienza fin dagli albori della sua scelta.

Altro passaggio importante fu l’Assemblea Costituente. La Iotti fu tra le 21 donne che ne fecero parte; meno celebri di tanti uomini, ma detentrici di un ruolo straordinario: la prima volta delle donne nelle istituzioni italiane, che sempre seppero rappresentare tutte le donne e agire per tutte le donne. Lavorando molto alla stesura di diritti fondamentali del nostro Paese: lavoro, uguaglianza, famiglia.

Altro punto importante della vita della Iotti fu la grande storia d’amore (tormentato) con Palmiro Togliatti. Quella relazione era proibita non solo eticamente, ma anche legalmente ai tempi… Passaggio significativo di questa grande storia d’amore fu l’adozione della figlia Marisa.

Livia Turco ha commosso il pubblico leggendo un brano della storia della sua adozione, che i suoi genitori (che Marisa chiamava “zii”) fecero nel rispetto della poverissima famiglia d’origine.  Uno dei grandi meriti di Nilde Iotti (parliamo di Costituente e referendum sul divorzio) sarà quello di scuotere il PCI apportando una nuova concezione della famiglia. Parlerà di una morale comunista. Importanti le lotte degli Anni Sessanta per le casalinghe, le contadine, le insegnanti. Una donna che guarda a tutte le donne. Una democrazia che rende protagonisti ceti sociali molto diversi.

Dal 1969 il PCI si impegna molto per la costruzione dell’Unione europea e lei cavalca questo impegno senza esitazioni. La Turco parla, si emoziona, si commuove e ci commuove parlando di una donna e conclude con l’auspicio che questa celebrazione del centenario possa portare davvero a fertili riflessioni e di conseguenza a una rinnovata consapevolezza. Per  ritrovare quella identità di un partito che sia lì per la collettività e per la cura delle persone.

Domanda di PassaParola Magazine: quanto è oggi attuale Nilde Iotti?

In tantissime cose: senso europeista, amore per la femminilità,  le riforme. E soprattutto ha saputo coniugare la consapevolezza dei suoi talenti con il valore della collettività. Lei non ha mai usato la parola “carriera”, ma sempre l’agire in relazioni con le altre. Lei ha sempre praticato “IL NOI”. E a questo dovrebbero ispirarsi le donne del partito democratico di oggi…

Ha chiuso la serata sempre Roberto Serra, raccogliendo l’augurio di Cerabona…ovvero quello di ritrovarsi al più presto (speriamo!) dal vivo al Circolo Curiel.

Maria Grazia Galati

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