Cos’è #OpenLux?
Dallo scorso 8 febbraio Le Monde con altre 15 testate giornalistiche indipendenti di altrettanti Paesi europei ed extra-europei ha lanciato #OpenLux, un’inchiesta collaborativa sul Lussemburgo “dove le élite globali hanno guadagnato nell’ombra per decenni”, si legge sul sito dell’OCCRP
(Organized Crime and Corruption Reporting Project)
OpenLux – OCCRP sul quale vengono pubblicati gli articoli in spagnolo e inglese.
In francese sul sito di Le Monde:
OpenLux – Actualités, vidéos et infos en direct (lemonde.fr)
La settimana scorsa sono state pubblicate varie storie sulle 124 mila società che popolano il registro delle imprese lussemburghese. L’inchiesta ha permesso di analizzare i nomi dei proprietari delle società registrate nel Granducato, finora schermati da prestanome e professionisti. E ha fatto emergere una realtà, quella della finanza lussemburghese, che era già balzata all’onore (o meglio al disonore) della cronaca il Granducato già nell’autunno del 2014, quando, la celebre inchiesta giornalistica LuxLeaks rivelò uno dei più grandi scandali legati all’elusione fiscale: lo Stato consentiva i Tax Ruling, strutture finanziarie complesse e accordi segreti per far risparmiare miliardi di tasse sui profitti non solo alle grandi multinazionali. Le conseguenze di quell’inchiesta portarono anni dopo, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker a definire la sua gestione dei LuxLeaks uno dei due più grandi errori del suo mandato quinquennale. (Il secondo errore è stato rimanere in silenzio durante il referendum sulla Brexit del 2016, ndr)
Dopo l’inchiesta di allora il Granducato velocizzò la ricezione delle direttive della Commissione europea che rendevano lo scambio di informazioni fiscali tra Paesi membri automatico e obbligatorio. Ma non è bastato perché il Lussemburgo, resta, secondo i giornalisti dell’ OCCRP, la seconda destinazione al mondo per i capitali stranieri. Grazie alla sua segretezza.
Dopo anni di pressioni da parte dell’UE, il Lussemburgo – si legge sul sito – ha finalmente accettato nel 2018 di creare un database che rivelasse i proprietari effettivi ultimi di tutte le società registrate all’interno dei suoi confini. Ma il registro dei beneficiari effettivi (RBE), istituito nel marzo 2019, ha un difetto critico: non consente ricerche per nome di un proprietario, solo per nome della società o numero di registrazione. Questo rende molto più difficile per i giornalisti e i cittadini determinare chi possiede cosa.
Il giornale francese Le Monde – si legge ancora sul sito – è riuscito ad ottenere 3,3 milioni di documenti, che coprono oltre 140.000 aziende con sede in Lussemburgo. Li ha poi condivisi con OCCRP e altri partner in tutto il mondo, scavando più a fondo sulle persone che effettivamente sono i beneficiari di queste aziende.
È noto da tempo che il Lussemburgo è un paradiso per l’evasione fiscale, ma la nostra ricerca nel database – scrivono i giornalisti di #OpenLux – ha rivelato alcuni nomi che ci hanno sorpreso: truffatori, un trafficanti d’armi, figure del crimine organizzato, oligarchi e parenti di figure politiche di tutto il mondo sono stati in grado di aprire società in Lussemburgo, apparentemente senza alzare bandiere rosse.
Ma anche alcune celebrità, politici, medici, sportivi, presentatori televisivi hanno chiaramente trovato vantaggioso aprire la loro società in Lussemburgo.
Il legame tra la ‘ndrangheta calabrese e il Lussemburgo
Tra le serie di storie incentrate su queste aziende e i loro proprietari, OCCRP e i suoi partner stanno cercando di ridisegnare alcune delle connessioni tra il Lussemburgo e la malavita italiana. L’inchiesta ha scoperchiato alcune storie che finora erano rimaste nell’ombra, come quella intitolata:
Come la ‘ndrangheta è arrivata in Lussemburgo.
Una rete di giovani imprenditori del sidernese legati a doppio filo alla ‘ndrangheta si è stabilita nel sud del Granducato. Apre locali appoggiandosi a famiglie italiane emigrate che rischiano di finire nel mirino delle cosche, raccontata su Irpimedia l’11 febbraio 2021.
Tre giornalisti di cui uno lussemburghese d’origine italiana, Luc Caregari del WOXX – il media partner lussemburghese dell’inchiesta – hanno raccontato i legami tra alcuni personaggi della comunità mammolese del Lussemburgo (Mammola è un comune nella provincia di Reggio Calabria) e la ‘ndrangheta calabrese.
Leggete qui l’articolo:
Come la ‘ndrangheta è arrivata in Lussemburgo (irpi.eu)
Il WOXX ha pubblicato una serie di articoli in primo piano, specificando:
#OpenLux ha riaperto la ferita della piazza finanziaria. E il Lussemburgo, come tutti gli altri Paesi, non ama le crepe nella sua immagine.
E ancora:
Forse questo Paese ha ospitato una fortezza per troppo tempo. Il fatto che le informazioni sull’inchiesta #OpenLux circolassero già nelle principali redazioni del Paese molto prima che Le Monde pubblicasse il suo teaser sui social la dice lunga: gli unici a saperlo erano i ministeri e le istituzioni a cui i giornalisti avevano rivolto le loro domande.
Il settimanale lussemburghese ha pubblicato, in francese, una versione più sintetica di quella apparsa su Irpimedia dell’articolo sulla ‘ndrangheta e l’ha intitolata:
#OpenLux : Los Differdangeles – woxx
Dove, tra le altre informazioni, si sostiene che incrociando i dati di #OpenLux con quelli contenuti nelle reti social, gli inquirenti sono stati in grado di identificare 17 famiglie di Mammola, alcune delle quali sono effettivamente nel settore della ristorazione.
Cosa dicono i mammolesi:
I mammolesi sono una comunità molto stimata e conosciuta nel Granducato anche per la loro devozione a San Nicodemo, il santo protettore che festeggiano ogni anno nel sud del Paese. Alcuni di loro, sollecitati dalla nostra testata non hanno voluto commentare. Altri lo hanno fatto specificando che le persone citate nell’articolo erano emigrate da poco e non avevano molti rapporti con i residenti “storici”.
Dalle loro parole emerge il desiderio legittimo di fare emergere la parte onesta della comunità.
“Nel giugno del 2019 a Niederkorn si è installato un gruppo di calabresi provenienti da Siderno. Per esser sincero – racconta F.B. – non conoscevo queste persone né le ho mai conosciute di persona, ma presto ho capito che si trattava di un gruppo di persone che facevano parte della ‘ndrangheta calabrese. Le voci si rincorrevano su di loro e c’erano anche state visite di alcuni noti malavitosi mammolesi.
Si sapeva che volevano aprire un ristorante nel centro di Differdange. Nel mese di agosto del 2019 una squadra dell’Interpol ha fatto irruzione durante la notte nella loro abitazione. Da quel momento lì ho capito che il loro progetto era fallito.
Io sono nato in una famiglia del sud, numerosa e con onesti principi, che mi ha insegnato che col sudore si ottiene tutto. Non con altri mezzi. Credo che la parte pulita di Mammola non debba farsi coinvolgere in queste situazioni, non debba mai associarsi con queste persone e nel caso di pericolo denunciare subito, mantenendo l’anonimato per proteggersi”.
Una giovane lussemburghese d’origine mammolese afferma che l’articolo non è che una conferma ufficiale di quello che si raccontava già in mondo “informale” all’interno della comunità. Ma ribadisce con forza che tanti mammolesi hanno passato la loro vita a lavorare duramente nelle acciaierie e sui cantieri di questo Paese e che molti ci hanno perso la salute e la vita. “Sarebbe un peccato, dice, dimenticare chi è emigrato per lasciarsi alle spalle la precarietà della nostra terra e anche per sottrarsi al rischio della mafia e della corruzione. Questa faccenda non deve oscurare le storie delle persone oneste e di chi ha lavorato in maniera onesta”.
Le reazioni del Governo a #OpenLux
Il Governo lussemburghese questa volta ha giocato d’anticipo. Secondo quanto si legge su Paperjam essendo stato avvertito dalla metà della settimana scorsa dell’imminente pubblicazione dell’inchiesta di#OpenLux, il governo lussemburghese aveva preparato al meglio la sua risposta e aveva anticipato gli eventi di lunedì e anche della settimana.
Il mensile finanziario continua sostenendo che già dalla settimana precedente, infatti, c’era stato un tumulto generale nei Ministeri della giustizia e delle finanze.
E che il CTIE (Centre for State Information Technology) domenica sera (il 7 febbraio, ndr) aveva apre il sito web, openlux.lu, per pubblicare una reazione ufficiale e una sezione di FAQ (domande frequenti, ndr) su due grandi temi al centro della nuova inchiesta: gli sforzi intrapresi dal governo dopo LuxLeaks e il funzionamento del registro dei beneficiari effettivi (RBE). Di fronte alla prima serie di articoli pubblicati dal consorzio il Governo dice di “respingere le affermazioni contenute in questa serie di articoli così come la rappresentazione totalmente ingiustificata del Paese e della sua economia”.
Inoltre, in un comunicato stampa successivo afferma di prendere atto della pubblicazione di una serie di articoli nella stampa internazionale riguardanti presunte carenze nel dispositivo antiriciclaggio del Granducato e di respingere le varie accuse. Gli autori fanno anche una serie di asserzioni infondate sull’economia lussemburghese e sul centro finanziario, si legge.
Il Ministro delle Finanze Pierre Gramegna (DP), nelle affermazioni riportate da Paperjam sostiene che il Lussemburgo ha adottato risolutamente la trasparenza fiscale. “Il paese rispetta tutti gli standard e le linee guida dell’OCSE e dell’UE sulla trasparenza fiscale, in particolare nell’area dello scambio di informazioni e della cooperazione amministrativa. Così, attua pienamente le norme e le raccomandazioni pertinenti emesse dall’OCSE e dalle istituzioni dell’UE in questo settore. Questi sforzi sono stati riconosciuti dal Global Forum dell’OCSE e dall’UE”.
Il Lussemburgo non è un Paese offshore, è anche sviluppato, ma un paese europeo dove le attività finanziarie sono regolate e supervisionate. Ricordando che la Commission de surveillance du secteur financier (CSSF), con 1.000 persone, ha visto raddoppiare il suo numero di dipendenti negli ultimi sette anni. “Sia in cifre assolute che in termini relativi rispetto ad altri centri finanziari, questa cifra è molto alta. Il numero di personale responsabile della lotta contro il riciclaggio di denaro è in costante aumento, e in particolare ha visto una crescita del 46% negli ultimi tre anni”. Da parte sua, la CSSF afferma che “la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo è stata e rimane una delle nostre priorità, e non tolleriamo alcuna mancanza in questo settore”. Sottolinea anche che questa supervisione “si basa su un approccio basato sul rischio, in conformità con i testi europei, ma anche con le norme internazionali stabilite dal Gafi (Groupe d’action financière, ndr) in particolare”.
E la sua competitività non è una questione fiscale, ma è dovuta a “un ecosistema completo di professionisti altamente specializzati, attraverso il quale offre una vasta gamma di servizi finanziari che collegano investitori e mercati in tutto il mondo. La sua stabilità e il suo spirito innovativo ne fanno una piattaforma europea di primo piano per istituzioni finanziarie internazionali, gestori di patrimoni, assicuratori e fintech”.
Qui tutto l’articolo in francese
OpenLux: l’anticipation du gouvernement | Paperjam News
E il comunicato del Governo:
#openlux – gouvernement.lu // Le gouvernement luxembourgeois
(A cura di Paola Cairo)