Una carrellata dal Medioevo ai giorni nostri, dalle pestilenze del passato al Covid-19. Per capire come l’arte ha risposto in maniera iconografica al dramma sanitario

 Cronache dell’anno 2020: il mondo piomba inaspettatamente in un’esperienza che molti definiscono ai confini della realtà. Un viaggio nella storia dell’arte ci riporta alla realtà dei fatti: pandemie, epidemie, pestilenze hanno sempre fatto parte della vita dell’uomo e a raccontarcelo sono i pittori del passato. Le rappresentazioni della pandemia seguono due grandi filoni tematici: le immagini devozionali e scaramantiche e le immagini documentali.

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Tra le opere afferenti alla prima area tematica vi sono le innumerevoli rappresentazioni di san Rocco, il santo protettore che guarisce dalla peste e allontana le epidemie. Fu contagiato (e “confinato”) nel 1371. La sua sopravvivenza fu garantita da un cane che rubava il pane alla mensa del suo padrone per sfamare il santo e che leccava le sue ferite per guarirlo. La devozione per san Rocco è vivissima e la sua effigie è portata in processione in numerosi centri italiani, che lo hanno scelto come santo protettore. Ma la rappresentazione delle epidemie ha avuto anche mirabili esempi di indugio da parte del pittore sulle crude immagini del dolore, della disperazione, con un forte senso documentale. Già a partire dal 1300 la rappresentazione di scene denominate “il trionfo della morte’’ diventano comuni nelle chiese con uno scopo devozionale, ma anche documentaristico delle pestilenze e delle epidemie; un sorta di racconto per immagini degli effetti della peste. Uno fra tutti è l’affresco conservato nel palazzo regionale Abatellis di Palermo, dove nulla è nascosto della potenza della malattia. I cadaveri sono in primo piano mentre su tutto troneggia “la morte’’ a cavallo.

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Anche il Tintoretto nel 1549 riprende il tema della peste del 1300 nel grandissimo olio su tela nella Chiesa di San Rocco a Venezia. L’opera gigantesca descrive il momento in cui san Rocco fa visita agli appestati. Artisti di grande calibro hanno rappresentanto anche la peste nel XVII secolo, come, ad esempio, Luca Giordano che nell’opera intitolata Largo di Mercatello durante la peste del 1656 si sofferma su un episodio di pestilenza nella Napoli secentesca. Giordano aveva visto i cadaveri per strada e si era ricordato di questi ultimi quando gli fu commissionata l’opera.

Si arriva così ai nostri giorni, con questa epidemia che c’è, ma non si vede, è onnipresente, visivamente, grazie anche alla moltiplicazione dei mezzi artistici e divulgativi. La sua rappresentazione non è postuma come nel passato, ma è contemporanea al suo sviluppo.

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E ancora una volta l’arte risponde a questo richiamo, non più col suo valore documentale, ma con altri significati: l’ironia, come nel murales L’amore ai tempi del Covid-19, in cui il bacio di Hayez viene traformato in un bacio con mascherina e amuchina dal sarcastico TvBoy; un omaggio, come quello di Milo Manara, con l’immagine di un’infermiera che è pronta alla lotta di fronte al gigantesco virus. Lei non arretra, non lascia spazio al contagio. Un immenso tributo a chi lotta per tutti contro il virus, ma anche alla forza delle donne, soggetto preferito del grande fumettista.

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L’arte oggi si mette anche al servizio della campagna Io resto a casa, come testimonia il collage Sweet Home di Nello Petrucci, che invita a restare a casa usando l’iconica famiglia Simpson. Concludiamo con il messaggio socio-politico di Vanni Cuoghi, che pubblica sui social i suoi acquerelli in formato cartolina, documentando l’attualità e lanciando un monito chiaro: il virus si sconfigge solo se tutti i Paesi prenderanno su di sé una parte di responsabilità.

Lo fa, ad esempio, con Dilagante, l’immagine in cui utilizza il simbolo della superstizione, il gatto nero. Il suo messaggio è forte e chiaro: questa epidemia è pericolosa, dilagante appunto, nata dalla Cina, ma arrivata ovunque, come la pittura rossa fuoriuscita dal barattolo. Ma questo non significa che essa è cinese, né italiana, ma appartiene a tutti e solo insieme potrà essere sconfitta.

 

Dominga Palmisano

Storica dell’arte, specializzata in storia dell’arte contemporanea e storia del cinema

 

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