Oggi (31 gennaio, ndr) alla Maison de l’Union Européenne si è tenuto un interessante dibattito su cosa succederà in Europa dopo la Brexit. Mancano davvero poche ore e la Brexit diventa realtà. Il Regno Unito dopo 47 anni di vita comunitaria diventerà un Paese terzo pur rimanendo il primo partner economico dell’Europa. Occorrerà ridefinire e negoziare nuove relazioni politiche ed economiche entro il 2020 aprendo 11 mesi di transizione. Un evento senza precedenti nel lungo e tortuoso percorso di costruzione dell’UE.
“E’ una giornata storica per l’UE”, ha detto Jonathan Ponchon, responsabile PR dell’Ufficio del Parlamento europeo in Lussemburgo e moderatore del dibattito, in cui sono intervenuti gli eurodeputati Charles Goerens (DP, Renew Europe), vice-presidente della Commissione degli Affari costituzionali e Christophe Hansen (CSV, PPE), portavoce della Commissione del commercio internazionale per l’accordo con la Gran Bretagna.
Il 29 gennaio 2020 il Parlamento europeo ha votato con 621 voti a favore l’accordo di uscita del Regno Unito dall’UE. Da domani 1° febbraio 2020, i 73 eurodeputati britannici eletti il 9 maggio 2019 non sono più membri effettivi del Parlamento.
Goerens la definisce “una triste giornata”, una dura separazione “dai colleghi che hanno partecipato attivamente allo sviluppo delle politiche europee. Triste soprattutto per i britannici filoeuropei e i giovani”. Christophe Hansen condivide la tristezza del momento.
Il dibattito è diventato vivo attorno al tema della negoziazione dell’accordo di uscita della Gran Bretagna e i suoi punti salienti. Per Goerens, si è trattata di una “negoziazione negativa”, in cui “nessuno ci ha guadagnato ma si è solo evitato il peggio”. Il PE ha lavorato tanto sul tema dei cittadini britannici che vivono in Europa e dei cittadini europei che sono in Gran Bretagna, si sono esaminate le concessioni da lasciare ai cittadini residenti. Secondo Goerens, la parte più importante della negoziazione è stata la Dichiarazione politica che è quella che apre il dibattito futuro. Michel Barnier, negoziatore dell’UE con la Gran Bretagna ora deve riunire i 27 Paesi e ascoltare i governi per procedere a nuovi negoziati.
Non sarà possibile, secondo Hansen, poter concludere l’accordo entro la fine di quest’anno. Bisogna trovare l’accordo in settori importanti come quello finanziario molto caro a Lussemburgo, dei trasporti, della pesca, ridefinire le zone di libero scambio, senza dimenticare l’ambito ecologico e commerciale.
Hansen delinea a grandi linee il ruolo del Parlamento in questa nuova fase negoziale coi britannici. Difatti, se per la Brexit si è costituita una commissione ad hoc Brexit Committee, per questa nuova fase di transizione, il PE prevede di costituire un nuovo gruppo non ancora definito, denominato UK Coordination, per traghettare gli UK fuori dall’Unione europea. Secondo Hansen, il PE cercherà di avere un ruolo più decisivo nella fase di transizione e di premere su Commissione e Consiglio, pur di mettere in evidenza punti come quello del fondo sociale, le misure anti/dumping. Il futuro è ancora tutto da scrivere.
Amelia Conte