Maurella Carbone, insegnante romana, in Germania da più di 40 anni, è candidata nella circoscrizione centro (Lazio, Umbria, Toscana e Marche) nelle liste delle elezioni europee per la lista La Sinistra.
Ci racconti la tua esperienza d’emigrazione? Sono arrivata a Francoforte, dove vivo, ancora studentessa universitaria, per motivi familiari, un marito tedesco. Ma dopo un anno ho iniziato la vita da emigrante, a seguito di un divorzio. Dovevo finire gli studi e mantenermi attraverso diversi lavori saltuari. Allora non esisteva ancora l’Unione europea, ma la Comunità europea. Il mio permesso di soggiorno era limitato a 3 anni, per cui il mio interesse era rivolto a terminare presto gli studi universitari a Roma e trovarmi un’occupazione che mi avrebbe poi permesso di restare in Germania in modo stabile, perché ero molto interessata al mondo migratorio. Appena laureata in lingue straniere col massimo dei voti, dopo occupazioni saltuarie da parte dell’Ufficio del Lavoro in lavori di utilità sociale, perché il mio titolo universitario non veniva allora pienamente riconosciuto, riuscii ad ottenere un incarico d’insegnamento nei corsi delle 150 ore per italiani ed iniziai così la mia carriera di insegnante, che fra poco porterò a termine, e che mi ha portato a diverse ed interessanti esperienze professionali ed umane, con migranti di varia provenienza ed età, anche grazie alla conoscenza del tedesco. Nel 1981 venni poi definitivamente assunta nel pubblico impiego per l’insegnamento ai figli degli emigrati italiani, compito terminato nel 2010, sia in seguito allo smantellamento delle lezioni di madrelingua nel Land Assia, sia dopo il riconoscimento del titolo universitario, nel 1997 dopo anni di lotte anche sindacali, fatte con molti colleghi italiani e europei, che hanno prodotto le direttive CEE del 1992. Lotte fatte anche verso l’Italia, che a noi insegnanti in scuole pubbliche europee, non riconosceva il servizio prestato in caso di vincita di concorsi a cattedra. Ma non è stata una lotta inutile, perché è servita, se non a noi, a tutti quanti oggi ne beneficiano.
Dal 2010 insegno a pieno titolo nel ramo medio e superiore in una scuola pubblica certificata come europea, Italiano come lingua straniera, tedesco come lingua seconda ed etica. Dal 1°luglio entrerò in pensione, dopo quasi 42 anni di insegnamento. Ma oltre che al lavoro nella scuola, che mi ha fornito sempre il raccordo con l’Italia, con altri Paesi europei e non d’emigrazione, ho sempre coltivato quella passione civica per la politica, iniziata in Italia con il movimento studentesco ed i primi collettivi femministi, che non è stata finalizzata tanto ad un’appartenenza partitica, ma a dei principi ed ideali di giustizia sociale, parità, pace. Per questo mi sono impegnata, e lo sono tuttora, nel sindacato tedesco (progressista) Gew per l’istruzione, dove faccio parte della commissione contrattuale e del gruppo per migranti, sono stata eletta per quasi 15 anni nella Consulta degli Stranieri di Francoforte e, dopo anni di esperienze nel movimento femminista liceale, ho poi fondato con altre donne 2 associazioni per donne italiane, una locale, una federale ed un’associazione con donne migranti di varia origine, che ha contribuito alla nascita di un’altra associazione federale, anche con il sostegno del Ministero federale all’integrazione e alla parità di genere.
Perchè ti candidi? Il continuo confronto con il paese di residenza, con quello di provenienza mia e di altre donne, con altre realtà europee, e non, per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, con le normative europee e locali in campo di diritti individuali e collettivi nel campo professionale e sociale, mi ha non solo arricchito enormemente dal punto di vista umano, ma ha anche ampliato e approfondito competenze culturali, sociali, giuridiche, portando mi ad avere una visione più differenziata e più vasta al contempo delle questioni. Ed è questo il motivo che mi ha portato a candidarmi alle europee, potendo ance disporre maggiormente del mio tempo privato ad un tale compito, non dovendo più ottemperare ai miei doveri come insegnante.
Mi candido perché sono convinta che chi ha esperienze migratorie è più conscio dei problemi di integrazione ed accoglienza, di giustizia e parità sociale, come pure delle realtà di vita di almeno due Paesi che altri, quindi possiede potenzialità maggiori in Europa. Ha, direi competenze transnazionali dirette. Poi, partendo dalle realtà attuali, perché credo che bisogna formare una cultura europea democratica, antirazzista ed antidiscriminatoria. La scuola deve essere supportata in questo compito, perché é da qui che bisogna partire, da una cittadinanza europea. Una cittadinanza che deve appartenere a tutte le persone che vivono in questa eurozona, come a chi vi arriva da fuori per guerra, per persecuzioni ma anche per darsi una chance di vita migliore e noi italiani.
Cosa pensi dell’Unione europea? Non sono una persona che loda l’Unione europea per come si è sviluppata dopo la svolta neoliberista prima e dopo l’introduzione dell’euro, anzi sono molto critica con questa eurozona superburocrizzata e lontana dai cittadini, ma credo che ritornare ad un’Europa di stati nazionali rappresenti un’involuzione pericolosa, che metta a rischio la vita di chi è più debole, i bambini, le donne, i giovani e gli anziani. L’Europa, come unione, deve diventare veramente democratica e partecipativa, deve diventare una zona dove la giustizia sociale ed i diritti individuali e collettivi vengano attuati e si sconfiggono tutti i tipi di discriminazioni, dove la corruzione e la concorrenza fiscale, che crea dei paradisi, vengano banditi. Un’Europa che non sia elitaria e finalizzata ai profitti, ma un’Europa che dia prospettive di vita migliori.
Poi un’Europa che sia portatrice di pace e non esportatrice o supportatrice di conflitti altrove, altrimenti che senso ha quel premio Nobel per la pace? L’Unione europea deve essere soprattutto portatrice di quella esperienza umana che ha vissuto nel corso della sua storia tante e troppe guerre, ma che ha anche dato vita a culture plurime e commiste. Forse riflettendo su questo si può meglio capire che andare avanti con le attuali modalità di politiche d’austerità per il pubblico e di neoliberismo nel privato è altrettanto pericoloso per il futuro di tutto il continente come il ritornare ad un’Europa nazionalista e sovranista, specialmente se razzista e sessista. L’Europa come unione deve mantenere e anzi rafforzare la sua naturale vocazione di crogiolo di culture e la sua destinazione come luogo di pace; per questi fini noi migranti siamo essenziali come il sale nel mare.
(Intervista raccolta da Pietro Lunetto)