Forse forse che le recenti scoperte della nostra galassia ci salveranno più di tanti amici, una sbronza o lo psicanalista?!
Tutti avrete saputo che per la prima volta nella storia è stato fotografato un buco nero. Si tratta di uno dei punti in cui il mondo, così come lo conosciamo, finisce, inghiottendo ogni elemento circostante, luce compresa. Potrebbe essere la definizione del mio frigorifero, se non fosse che quello ha la luce interna. Ecco, è lì (nel buco nero, non nel frigo) che converrebbe collocare le storie finite, almeno quelle finite male. Lo so, qualcuno di voi starà pensando che sarebbe meglio buttarci anche il lui o la lei in questione già che ci siamo, ma noi siamo contro la violenza, anche interstellare. Perché dovremmo dimenticarle?
Innanzitutto perché, come Messier87, magari le storie in questione sono lontane anni luce dal presente e le loro immagini ci giungono distorte. Può capitare quindi che il partner che avete in mente sia, nei nostri ricordi, più bello, carino e intelligente quando, invece, magari il buco nero ce l’aveva al posto del cervello. Insomma, è un po’ come ricordare le belle giornate al mare quando in realtà eravate al lago di Echternach! La seconda ragione è che conservare un piede nel passato ci fa vivere più lentamente il presente. E ricordate: viviamo in Lussemburgo, la vita è breve e ci pensano già i camerieri del posto e il contrôle technique (passaggio annuale alla Motorizzazione di Sandweiler, ndr) ad abbreviarci l’esistenza.
Il passato è passato e non importa che si parli di pomodoro, verdura o di tempo. Va accantonato tenendo a mente una regola aurea: quello che non doveva essere, non è stato, a nulla vale ragionare per ipotesi. Se ad esempio l’Italia fosse stata governata da persone oneste e capaci, magari non saremmo tutti qui in un posto dove esce il sole con la frequenza con la quale si vince un milione di euro alla lotteria. Ma non è stato così; e dobbiamo accompagnare senza rimpianti le cose verso il baratro, sperando che la stessa sorte non tocchi al nostro amato Paese.
Steve M. Scarz