Il Parlamento europeo ha approvato il 26 marzo scorso la direttiva sul Diritto d’autore nel mercato unico digitale che tende a garantire che in tutti gli Stati membri dell’Unione europea i creatori di contenuti (artisti, interpreti e sceneggiatori, attori e musicisti, editori e giornalisti, ricercatori, educatori e istituti di tutela del patrimonio culturale) ottengano dal mondo online gli stessi benefici del mondo offline. Ricevendo più denaro, sostentamento per il loro lavoro, sussistenza necessaria e meritata per continuare a creare.
Questa direttiva mira a proteggere i piccoli creatori di contenuti che saranno beneficiari di una nuova posizione negoziale più forte.
Concretamente si obbligano le grandi piattaforme online (come Facebook), gli aggregatori di notizie (come YouTube o GoogleNews), le piattaforme di video on demand e di musica in streaming, che attualmente traggono guadagno anche e soprattutto dal materiale creato da persone che non hanno ricevuto un compenso, a remunerare adeguatamente gli stessi autori di contenuti, qualora essi utilizzino le loro opere per realizzare i propri guadagni. Autori, artisti, interpreti o esecutori potranno perfino chiedere alle piattaforme una remunerazione aggiuntiva, se la remunerazione originariamente concordata risultasse sproporzionatamente più bassa rispetto ai benefici derivanti per i distributori.
Le piattaforme di nuova costituzione (start-up), invece, saranno soggette a obblighi più leggeri. La libertà del web (così come nel mondo reale) continuerà ad esistere fino a quando l’esercizio di tale libertà non limiterà i diritti altrui o assumerà un carattere d’illegalità. La direttiva non sarà fonte di censura, né creerà filtri automatici sulle piattaforme online. Non avrà nemmeno ripercussioni negative sui meme (idea, stile o azione che si propaga attraverso Internet, ndr) o le GIF (immagini animate, ndr) che, anzi, saranno ancora più sicuri, restando disponibili e condivisibili in Internet.
Il progetto non riguarda gli utenti. Essi potranno, infatti, continuare a caricare contenuti e a condividere opere a fini di citazione, critica, rassegna, caricatura, parodia o pastiche sulle piattaforme online, che potranno continuare a ospitare i contenuti caricati, a condizione che rispettino il diritto dei creatori con una remunerazione equa. Le restrizioni del diritto d’autore non si applicheranno ai contenuti utilizzati per l’insegnamento e la ricerca scientifica. La direttiva non riguarda nemmeno il caricamento di opere su enciclopedie online in modo non commerciale (come Wikipedia) o su piattaforme “software open source” (come GitHub). Le opere fuori commercio potranno essere utilizzate in assenza di un’organizzazione di gestione collettiva che possa rilasciare una licenza. Sugli aggregatori di notizie, anche senza l’autorizzazione dell’editore, sarà possibile visualizzare solo lo snippet (frammento, estratto di un’opera, ndr) quando si leggerà un newsfeed (sezione delle notizie, ndr) di Google News o si condividerà un articolo su Facebook, a condizione che l’estratto sia molto breve o formato da singole parole.
Gli editori di notizie avranno il diritto di negoziare accordi per conto dei giornalisti sulle informazioni utilizzate dagli aggregatori di notizie. La direttiva non crea nuovi diritti, neppure nuovi obblighi, ma garantisce unicamente una migliore applicazione dei diritti e doveri. Ciò che è attualmente consentito e legale, continuerà a esserlo. Si prevedono più accordi (licenze) di remunerazione equa con gli artisti e gli organi dei media titolari di un’opera, ai fini di un’equa remunerazione nei confronti di tutti coloro che producono i contenuti utilizzati dalle piattaforme per generare guadagni. Le piattaforme online, in assenza di un accordo, diventeranno giuridicamente responsabili nel caso in cui i rispettivi siti web ospiteranno un contenuto senza che il creatore dello stesso sia stato adeguatamente remunerato.
Ciò significa che il creatore di un’opera utilizzata in maniera illegale può intentare una causa nei confronti della piattaforma in questione. Si tratta, dunque, di reale progresso sociale, perché questo accordo tutela la salvaguarda della democrazia e la libertà di espressione di tutti, favorendo la creazione di nuove imprese e lo sviluppo tecnologico, grazie ad un nuovo uso d’Internet. Il beneficio interesserà tutti, non più solo pochi potenti.
Michele Losito