In Europa le libere professioni impiegano il 22% della popolazione attiva e hanno un ruolo fondamentale grazie alla capacità di cogliere le trasformazioni socio economiche in atto nel mondo del lavoro. La regolamentazione varia da Stato a Stato
La nozione di libera professione è collegata alle caratteristiche della prestazione effettuata. In tale categoria rientrano solo:
– Le attività prevalentemente intellettuali per le quali è necessaria una formazione universitaria di alto livello.
– Il servizio prestato deve essere di interesse pubblico.
– La prestazione deve svolgersi a titolo personale, sotto la propria responsabilità e in modo professionalmente indipendente.
– Tra committente e professionista deve esistere un rapporto di fiducia con il rispetto di regole professionali e deontologiche precise e rigorose.
Un’attività può essere ascritta al novero delle libere professioni nel caso in cui questi criteri essenziali risultino sostanzialmente soddisfatti. In numerosi Stati europei non costituisce un ostacolo all’attribuzione della qualità di libera professione il fatto che un’attività sia svolta in base a un rapporto di lavoro dipendente, a condizione che sia fatta salva l’indipendenza professionale. Il libero professionista che vuole trasferirsi in un diverso stato dell’Ue deve accertarsi che la sua qualifica sia riconosciuta nel Paese ospitante. Nel sito dell’Unione europea è possibile trovare informazioni in merito al riconoscimento della propria qualifica. Per informazioni più dettagliate ci si può rivolgere agli sportelli nazionali competenti. Quando nascono professioni nuove non ancora regolamentate come, ad esempio, art director, naturopata, coach, wedding planner, web designer fra le tante, si pone il problema della tutela del consumatore.
L’Italia ha affrontato il tema con la legge 2013/4 che inquadra alcune attività economiche non regolamentate, prevalentemente intellettuali, a favore di terzi. Questa legge prevede che il professionista possa richiedere ad un’associazione iscritta in un elenco registrato presso il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) l’attestazione delle proprie competenze al fine di ottenere una sorta di attestato di qualità. L’associazione professionale garantisce sia la promozione della formazione permanente dei propri iscritti che la costituzione di uno sportello al quale il cliente può rivolgersi in caso di contenzioso con il professionista e per ricevere informazioni sugli standard qualitativi.
Federprofessional ad esempio è un’associazione che rilascia l’attestato per i consulenti aziendali.
Tale attestazione da parte del professionista è facoltativa e non va confusa con la certificazione di qualità (norma ISO/UNI). Per concludere, le professioni liberali in Europa coinvolgono più di 47 milioni di persone (il 22% dei lavoratori) e danno un contributo del 12% al PIL europeo. Sarebbe auspicabile dare una regolamentazione comune a questa risorsa al fine di sostenere lo sviluppo economico dell’Europa anche attraverso la più facile mobilità.
Flora Golini