Quale futuro per il nostro continente? Se lo chiede Bernard-Henri Lévy, filosofo e intellettuale francese, consigliere dell’Eliseo, che porta a teatro il dibattito sulla crisi politica europea e sull’ondata populista.
Milano 5 marzo è la prima data assoluta della tournée di Lévy che visiterà le principali capitali europee (tra cui 7 marzo a Bruxelles, il 13 ad Amsterdam, il 24 aprile Roma e infine il 20 maggio a Parigi).
“Il 5 marzo si verificherà una vera e propria “sommossa”, a cui seguiranno altre venti “sommosse” che si terranno in altrettante città europee. La lunga tournée europea si svolgerà contestualmente alla campagna elettorale per il Parlamento europeo e questo sarà il mio modo di fare campagna: da uomo libero, che non vuole essere eletto, che non si aspetta nulla per sé, ma come un uomo che, a partire da Milano, vuole dire due semplici pensieri: l’Europa sta morendo e il populismo sta vincendo. Rischiamo di vedere al prossimo Parlamento europeo, una maggioranza di deputati fobici e populisti e questa sarebbe una vera vergogna per le nostre generazioni, un’eredità terribile da lasciare ai nostri figli. Durante questa tournée ho intenzione di fare tutto ciò che è in mio potere, seppur modestamente, per impedire che questo incubo si realizzi”, afferma Lévy.
Il filosofo, controverso e contestato tra l’altro per aver scritto la prefazione a uno dei libri di Cesare Battisti, è uno di quei personaggi che o si ama o si odia.
“Il popolo non ha sempre ragione… aveva forse ragione il popolo quando votò per Hitler? Il fatto che il 63% degli italiani abbia votato per un personaggio io grottesco – che si traveste da poliziotto – parla da sé. L’Italia merita di più, è il Paese della bellezza e del pensiero…”.
Così Levy – intervistato domenica scorsa su Rai3 da Lucia Annunziata – che afferma la necessità che sovranità popolare sia soggetta a dei limiti. “Anche il popolo, come tutti i sovrani, non può avere poteri assoluti, deve agire entro i limiti imposti dalla costituzione (…)” conclude, affermando con fierezza di appartenere all’élite “buona”, quella che in Italia ha prodotto un Eugenio Scalfari e “La Repubblica” dice, non l’élite al potere da oltre vent’anni ma quella che genera idee e senza la quale ci sarebbe un pericoloso “pensiero unico”.
Info biglietti e prenotazioni:
https://www.milanoweekend.it/a
Emanuela Schiavoni