È considerato il fotografo ufficiale di Bansky (uno dei maggiori esponenti della street art, ndr), seppure non sia solo questo. Le fotografie di Cawston sono opere d’arte a sé stanti. Intervista al fotografo inglese che trasforma le opere d’arte in linguaggio fotografico.
In che cosa consiste, secondo te, l’eccezionalità di Bansky? È la rilevanza contemporanea. Sono belle opere e interessanti con uno sfondo politico importante. A volte mi ricorda lo spirito britannico di Monthy Pyton.
Cosa ha di speciale la Völklinger Hütte rispetto ad altre location? I panorami industriali mi ispirano. Anche in Gran Bretagna ho fotografato diversi siti industriali. Oltre a questo aspetto, molto valorizzato, questo patrimonio della cultura UNESCO è «speciale» per i diversi eventi che organizza, come, la mostra degli Inca e le altre esibizioni. È questa confluenza di universi e realtà che crea uno fondo ottimale per scattare delle foto ispirate, creando sinergie e soggetti particolarmente rappresentativi.
Quale è la tua maggiore sfida quando scatti foto di opere d’arte? Dire, in primis, trasforma l’opera d’arte in un linguaggio fotografico, riuscendo a veicolare l’immagine per la rappresentazione delle intenzioni dell’artista, riuscendo a dare la propria nota, senza stravolgere il messaggio originale.
Pensiamo a Dismaland. Questo parco dell’anti-divertimento aveva un focus sull’ambiente, sull’immigrazione, sulla situazione lavorativa. La sfida, in quel caso, era di riuscire a rendere visibile questi aspetti satirici. Lavorando su un progetto che si occupasse solo di Dismland, pertanto, non mi avrebbe soddisfatto. Allora ho pensato di lavorare su contrasti, contrapponendo le immagini di Dismaland alle immagini di Weston-super-Mare, cercando di tracciarne paralleli ed evidenziarne le differenze eclatanti.
In esposizione alla Völklinger Hütte (Germania) fino al 4 novembre 2018.
Info e biglietti: https://www.voelklinger-huette.org/index.php?id=2910
Elisa Cutullè