Coraggio, poesia, verità, realismo. Con lo sguardo rivolto alle tematiche pasoliniane, filtrate dall’analisi di Walter Siti, autore del libro IL CONTAGIO, al quale il film si ispira. Questo è il film (omonimo) di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini. Un film “spaccato” in due, con una grande differenza cromatica fra prima e seconda parte e delle storie “a spot” che spesso non indicano un inizio o una fine. I registi, nel dibattito seguito alla proiezione domenica 29 ottobre alla Kulturfabrik di Esch/Alzette, hanno ammesso di aver “tradito” il libro in un punto. Siti ha scritto una storia che parla di un amore, loro hanno fatto un film che parla di amori. “Un film fatto di sensazioni” hanno aggiunto i registi, che hanno sottolineato l’importanza del condominio scelto come scenario/protagonista, con pianerottoli ad arco quale metafora del Colosseo, simbolo classico di Roma, che nella pellicola si è volutamente evitato. Un sapiente lavoro di luci, musiche, inquadrature, dialoghi crea un’opera che alterna atmosfere cruente a sprazzi poetici. Dove spiccano figure emblematiche (come la zingara ad esempio). Belle alcune dichiarazioni dei registi come: “per noi un film è un atto politico” oppure “per noi il film appartiene al pubblico”. Ed ancora: “ci piace fare film dove non tutto è chiaro, ma è lo spettatore che cerca le sue risposte“. Ed il messaggio che vogliono trasmetterci: in un mondo degradato una speranza c’è e sta nella donna.
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(Maria Grazia Galati)