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Dal 1999 il voto degli stranieri residenti conosce una crescita lenta ma costante, anche considerando che, con l’acquisizione della doppia nazionalità, molti escono dal computo

La questione del voto degli stranieri residenti acquisisce, in Lussemburgo, un significato particolare. Il Granducato costituisce, infatti, un caso eccezionale e senza pari a livello europeo per la forte presenza di non lussemburghesi tra i residenti; al primo gennaio 2017 questi erano 48% degli abitanti stabili del Paese (fonte STATEC). Avvicinandoci a questo tema, una volta considerata la possibilità di voto e visto il suo funzionamento, ci interroghiamo su questo diritto e il reale utilizzo: da quanto tempo è garantito l’accesso al voto agli stranieri? e in quale percentuali hanno partecipato alla elezioni amministrative? Un recente studio del CEFIS (Altay Manço, Laurence Gillen, Frédéric Mertz, RED 19: La participation politique des étrangers au Luxembourg – Recherche Migralux 2014 CEFIS, 2015) ci fornisce molti dati su cui riflettere.

La possibilità di voto in Lussemburgo è stata introdotta per la prima volta nel 1999 per coloro che potevano dimostrare 6 anni di residenza nel corso dei 7 anni precedenti. Per le elezioni del 2005 gli anni vennero ridotti a 5. Permaneva però ancora, nel 2005, un periodo lungo tra l’iscrizione alle liste e la data del voto, circa 18 mesi, dal marzo 2004 all’ottobre 2005. Dal 2011 questa ulteriore barriere venne abbattuta portando i tempi iscrizione-voto a circa tre mesi, confermati anche per le elezioni del 2017.

La partecipazione fu del 12 % alle elezioni comunali del 1999, il tasso d’iscrizione sulle liste degli elettori stranieri passò a 15 % nel 2005 quindi al 17 % nel 2011 (Manço, Gillen e Mertz, p. 9). In numeri assoluti l’evoluzione è ancor più interessante; si passa da 13.835 del 1999 a 30.937 del 2011 ovvero una progressione del 124%. Si deve tenere conto che, parallelamente all’aumento delle iscrizione, vi sono anche le naturalizzazioni per la cittadinanza lussemburghese che “sottraggono” elettori al totale dei votanti stranieri. (Manço, Gillen e Mertz, p. 15). La partecipazione dei residenti stranieri alle ultime elezioni amministrative del 2011 variò, anche notevolmente, da nazionalità a nazionalità. Se in generale i cittadini della UE hanno una media di partecipazione del 18%, ovvero che su 100 elettori potenziali 18 si iscrivono per votare, gli italiani si attestano a 23%, secondi solo agli olandesi, di molto superiori a spagnoli e inglesi che si fermano al 14%. Al di fuori della UE la partecipazione è stata decisamente inferiori; fanno eccezione i dati di Montenegrini 25% e bosniaci 18%. (Manço, Gillen e Mertz, 16).

La presenza italiana aveva segnato un calo a partire dagli Anni Ottanta, 22.300 nel 1981, 19.500 nel 1991 fino a 18.100 nel 2011. La curva ha quindi segnato nuovamente un trend di crescita, arrivando nel 2017 a 21.300 residenti (fonte STATEC). Di questi residenti italiani solo una parte ha però maturato il diritto al voto (5 anni di residenza). È quindi anche alla comunità italiana, in continua evoluzione e rinnovamento, che si guarda con attenzione per comprendere quale grado di partecipazione avrà nelle prossime elezioni, se i nuovi arrivati, di cui molti appartenenti alla generazione Erasmus, dimostreranno o no interesse per il voto alle amministrative e per questa forma di partecipazione alla società civile lussemburghese.

 Alberto Manzini

*Articolo estratto dallo SPECIALE DOSSIER Elezioni amministrative, realizzato nel quadro del progetto Libertà è partecipazione, con il contributo dell’Olai (Office luxembourgeois de l’accueil et de l’intégration), pubblicato sul numero luglio/agosto di PassaParola Magazine (Anno XIV/numero 7/8, 2017).

 

 

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