Obsession lo spettacolo teatrale in scena per qualche giorno al Grand Théâtre de Luxembourg è la risposta di Ivo Van Hove, coraggioso e premiato regista belga, al film di Luchino Visconti del 1943 (Ossessione) basato sul romanzo Il postino suona sempre due volte di James M Cain, famoso per la sua grintosa e realistica rappresentazione di una storia d’amore dilagante e travolgente che, inutile dire, finisce in una tragedia.
L’intenzione di Van Hove è di strappare la storia ai suoi elementi essenziali. Quello che fa piuttosto letteralmente. Il caffè in cui Jude Law, alias Gino Costa, incontra Hanna, la giovane moglie insoddisfatta di Giuseppe, un meccanico più anziano, è costruito da blocchi di bordo nero. Il garage è suggerito da un motore che sboccia dal tetto e, quando la storia viene sanguinante dal motore cola l’olio nero sugli amanti dannati.
Quando Gino e Hanna scappano, salgono su un tapis roulant per un allenamento punitivo. Quando la relazione si trasforma in una marcia, Hanna svuota i contenuti dei sacchi della spazzatura sul palco. Nel frattempo, ciò che accade nelle teste dei personaggi – la lussuria a prima vista, il panico – è rivelato in giganteschi filmati ravvicinati proiettati sulle pareti.
Ci sono lunghe pause tra le righe, che rendono il dialogo di Simon Stephens più nudo che esplosivo. Il ritmo delle scene sono quasi rapsodiche è sono sottolineate con la musica di diverso genere: la Carmen di Bizet, Tom Waits, La Traviata, Springsteen, Iggy Pop.
Jude Law è sopra le righe rispetto al cast, non per la sua bellezza ma per la sua potente espressività e la sua intensità che ravvivano la scena, brava anche Halina Reijn, l’attrice olandese nonché partner sullo stage di Law.
Amelia Conte