Ci sono storie che non muoiono mai. Gli anni passano, i narratori cambiano.Le generazioni invecchiano, a volte dimenticando.
Ci sono storie, però, che restano fissate nel tempo, a volte nella memoria di chi – seppur indirettamente – le ha vissute attraverso le parole di altri.La storia di Pier Paolo Pasolini, bene o male, la conosciamo tutti.
Poeta, scrittore, giornalista, regista, e potremmo andare avanti per ore, cercando – inutilmente – le parole giuste per descrivere uno degli intellettuali italiani più influenti del secolo scorso.Potremmo sfogliare qualunque libro di storia, o un qualsiasi giornale del dopoguerra, e trovare una quantità infinita di materiale su di lui, sulla sua vita, sul suo pensiero.Capiremmo di certo – in linee generali – gran parte, del suo pensiero.
Pezzetti sparpagliati qua e là, che possano in qualche modo chiarirci le idee sui suoi scritti, sulle sue battaglie politiche, sulla sua visione del mondo ed in poche ore riusciremmo ad avere un quadro globale su tutto ciò che lo riguarda.Eppure cosa sapremmo di lui? Quello che chiunque, dotato di un buon manuale di letteratura o una discreta connessione internet, può scoprire.
“Pasolini è stato, Pasolini ha detto, Pasolini ha fatto”, in uno schiocco di dita.
Quante cose potremmo scoprire, se invece potessimo avere un contatto diretto con lui? Se potessimo, per qualche minuto, riuscire a scambiarci qualche parola?
Ed è qui che entra in gioco David Grieco – amico e collaboratore di Pasolini – regista e sceneggiatore romano quest’anno nelle sale cinematografiche con “La Macchinazione” , con Massimo Ranieri. Ospite del Festival du Film italien de Villerupt, ieri (mercoledì 2 novembre, ndr) ha tenuto la lezione di chiusura del modulo del professor Claudio Cicotti: “Storia e Società italiane”, della Formation Continue en Langue, Culture et Société italiennes dell’Università del Lussemburgo.
Un’ora e mezza di racconti sulla vita del poeta, aneddoti personali, storie inedite, incongruenze sulla sua prematura dipartita, in un clima di religioso silenzio e trasporto totale, tra gli studenti del corso e le decine di persone accorse per assistere all’evento.
Al centro della discussione di Grieco, dal titolo “Orfani della Storia”, una visione a trecentosessanta gradi su Pasolini che Grieco conobbe all’età di dieci anni, in virtù del suo rapporto d’amicizia con Lorenza Mazzetti, compagna di suo padre.
“Dal primo incontro con Pier Paolo, nonostante l’età, ho capito di avere a che fare con una persona straordinaria”. Grieco, con un filo di evidente emozione, lo ripete più volte.
In un flusso di parole continue, il regista ci racconta tutto quello che gli viene in mente, come in un confessionale.
Gli amori, gli anni di grandissima povertà che costrinsero il poeta a vivere in una vera e propria baracca con sua madre, la quale per portare avanti la famiglia lavava le scale delle persone altolocate di Roma.
I primi scritti, la tessera da giornalista pubblicista che portava sempre in tasca, la sua amatissimaAlfa Romeo. Poi i successi, i soldi che cominciava a guadagnare e distribuiva a chiunque gli chiedesse un aiuto.
“Io sono fortunato, a me non interessa se gli altri mi mentono. Ho la possibilità di aiutarli, quindi lo faccio”, diceva a chi gli rimproverava uno sperpero di denaro.
Il rapporto con le borgate, Fellini e il torto de l’“Accattone”, la Banda della Magliana, Carminati, il “PCI ai giovani”, Antonio Pinna.
Un fiume di informazioni, pensieri, piccoli dettagli sulle sue relazioni, a quarantuno anni esatti dalla sua morte, che Grieco chiude così: “E dopo quarantuno anni, da quel 2 novembre, si parla di riaprire le indagini. Questo è il momento per far cadere tutto il muro di menzogne che si è creato intorno a lui. O adesso, o mai più“.
Fare finalmente luce su uno dei più grandi non-misteri della storia d’Italia.
“Io so”, diceva Pasolini.
Anche noi sappiamo, ed è arrivato il momento di parlare. O adesso, o mai più.
Luigi Di Razza