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L´Europa nel 2015 si è ridestata dalle vacanze natalizie con il mostruoso atto terroristico di Parigi perpetrato il 7 gennaio scorso. Ancora scossa dalle immagini di morte, terrore e paura che hanno invaso il cuore della capitale transalpina, un altro attentato ha avuto luogo a Copenaghen il 14 febbraio; quest´ultimo, seppur di scala minore in termini di vittime, ha avuto l´effetto del sale su una ferita. La comunità francese e danese, l´Europa tutta, hanno cominciato ad interrogarsi su come contrastare un pericolo tanto difficile da prevenire quanto generatore di fobie e discriminazioni. Nel frattempo, i proclami populsiti – pronti a cavalcare l´onda della paura – sono sempre dietro l´angolo e si palesano con frequenza sempre maggiore.

Come rispondere dunque ai pericoli del terrorismo e all´avanzare del populismo, spesso sfociante in affermazioni ghettizzanti e razziste?

Cinque Paesi europei hanno cominciato a regire concretamente dinanzi a questi pericoli, attraverso risposte di natura simbolica o legislativa. Vediamo quali.

In primis la Francia, frastornata e dedita ad interrogarsi per settimane sulle cause (e gli effetti) degli attentati di Parigi, ha reagito attraverso un gesto simbolico molto forte. Nella giornata di martedì  24 febbraio, il Presidente della Repubblica Francois Hollande ha invitato all´Eliseo i rappresentanti della comunità ebraica e musulmana di Francia. Un incontro teso a stemperare i toni, le tensioni e le accuse reciproche che le rispettive comunità si sono scambiate all´indomani degli attentati di gennaio. La stretta di mano tra i due rappresentanti, ed ancor più le parole pronuciate da entrambi, basate sul rispetto reciproco, l´uguaglianza, la difesa dei valori della Repubblica francese, hanno avuto un effetto mediatico molto importante: la conciliazione di due comunità in un Paese fondato sull´immigrazione e tentato attualmente da forti spinte populiste.

La Norvegia, risaputamente uno tra i Paesi più tolleranti ed aperti in termini di politica di immigrazione, ha reagito al cruento attentato danese attraverso una catena umana intorno alla sinagoga di Oslo. L´iniziativa – alla quale hanno partecipato un migliaio di persone – è stata organizzata da musulmani norvegesi in segno di solidarietà con la comunità ebraica locale per l’attacco terroristico contro la sinagoga di Copenaghen, offrendo simbolicamente protezione alla comunità ebraica. L´iniziativa è stata denominata “anello della pace”. Nella stessa Copenaghen, in Danimarca, la comunità musulmana intendeva manifestare nella stessa maniera, ma la polizia danese, a ridosso dell´attentato, lo ha impedito per ragioni di sicurezza.

Dalle manifestazioni dall´alto valore simbolico, in Belgio si è passati ai fatti: la comunità musulmana di Arlon ha lanciato un appello pubblico per la raccolta di donazioni per contribuire alla ristrutturazione della sinagoga cittadina. Questa iniziativa è stata definita un “gesto di cittadinanza” dal rappresentante dell´associazione musulmana locale. Visto il contesto attuale, l´iniziativa ha avuto un´eco rilevante che dimostra, una volta di più, come un´integrazione sia possibile, o meglio, esista e sia ben fondata sui principi di natura democratica.

Dall´iniziativa concreta assunta dalla comunita musulmana belga, in Lussemburgo si  è passati ad un´azione di natura legislativa. Lo scorso 20 gennaio lo Stato lussemburghese e le comunita religiose riconosciute e stabilite in Lussemburgo hanno siglato la Convention entre l’État du Grand-Duché de Luxembourg et les communautés religieuses établies au Luxembourg. Tra le comunità religiose aderenti alla convenzione, vi sono anche quella ebraica e quella musulmana. La Convenzione ha non solo un alto valore simbolico di riconoscimento della libertà di culto nel Granducato, ma un rilevante impatto finanziario sulle rispettive comunità: la dotazione globale garantita alle sei comunità religiose aderenti alla Convenzione (oltre a quella ebraica e alla musulmana, sono presenti la comunità cattolica, protestante, ortodossa ed anglicana) sara di circa 8 milioni di Euro, divise in funzione dell’importanza, nel territorio lussemburghese, delle comunità religiose aderenti. Tra le altre, la chiesa cattolica beneficerà di un finaziamento di Euro 6.750.000, la comunità ebraica di Euro 315.000, mentre quella musulmana di Euro 450.000.

Con la Convenzione, la comunità musulmana è divenuta ufficialmente parte integrante tra quelle beneficianti del sostegno finanziario concesso dallo stato lussemburghese.

La Convenzione rappresenta il frutto di una lungimirante visione politica, che tiene conto dei mutamenti del tessuto sociale lussemburghese nel corso del tempo, con lo scopo di integrare e non ghettizzare, infondendo quei principi di natura democratica essenziali per combattere estremismi di ogni sorta che allignano in contesti di disagio, discriminazione e frustrazione. Attualmente, la comunità ebraica in Lussemburgo conta circa 1200 persone, al cospetto di una considerevole crescita della comunità musulmana passata dalle circa 10.000 persone del 2008 alle 18.000 del 2015.

Sebbene la minaccia terroristica non abbia confini, il Lussemburgo sembra vivere oggi una buona coesione sociale tra comunità di diversa appartenenza religiosa. Nei propositi della Convenzione, questa pax sociale dovrebbe essere rafforzata.

Gli esempi e le attivita poste in essere dalle singole comunità piuttosto che dalle autorità governative sopra citate, ci rappresentano da una parte un’Europa ferita al cuore dagli attentati di Parigi e Copenaghen, impaurita e preoccupata per la situazione incandescente ai confini a Sud dell´Italia, lì dove i proclami di natura terroristica si susseguono con costanza paventando un attacco al cuore della cristianità a Roma, ma al contempo dimostrano la voglia di reagire mettendo in pratica quei prinicipi di natura democratica su cui si fondano tutti i Paesi europei.

Gaetano Vittoria

 

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