Nella settimana della Commemorazione del 70° anniversario della liberazione della Mosella, la Lorena incontra i reduci americani che l’hanno liberata. Resoconto.
Capita che una domenica di pioggia scappi da Lussemburgo destinazione Oltralpe.Due vetrine a Metz e una “vera” crêpe sono la buona evasione per un’italiana alla ricerca di emozioni latine. Ma per caso scopri che sulla strada c’è un paesino che si chiama Yutz e che proprio questa domenica commemora in pompa magna i 70 anni che i soldati americani l’hanno liberata. Nella piazza principale c’è aria solenne, ma immagini solo un vecchio documentario in bianco e nero e 4 parole del sindaco. E invece no! D’improvviso scendono da un pullman arzilli vecchietti in uniforme decorata a medaglie. Sono americani. Gli addetti ai lavori li accomodano su comode sedie e li coprono con coperte termiche.
Il resto è programma di rito. Inno Usa e francese, saluti e commiato. Ma poi, a fine cerimonia, è l’improvviso che ti regala l’emozione. I veterani si avvicinano al pubblico, stringono mani, si fanno fotografare. Mi avvicino a uno di loro. Sta distribuendo ai bimbi presenti le gomme americane.
Proprio come fece (e tanti soldati con lui) esattamente 70 anni fa. I bimbi sono felici. Perché la gioia di un ragazzino non invecchia come la storia e come chi l’ha fatta. L’anziano reduce di guerra mi stringe la mano. Di cognome fa SANTAGATA. Gli dico che è italiano come me, anche se lui è nato a NY. Sorride. Mi dice che è tornato in Francia solo ora da quel lontano 1944. Scopro che gli ex soldati che ci hanno liberato (qualche mese dopo la Francia per fortuna è stato pure il nostro turno!) sono arrivati una settimana fa e che il più “giovane” di loro ha 88 anni.
La commozione mi taglia la lingua. Riesco solo a dire grazie. Per essere qui, ma soprattutto per essere stati qui 70 anni fa… Dopo lascio il posto ad altri presenti, ad altre domande, ad emozioni altrui. E, infine, sfilata di veicoli d’epoca. Grazie alla generosità di appassionati collezionisti.
La scena è vera. A colori. Sembra un film. Ma è fatto bene. Con tanto di sirene e abiti d’epoca. Bello. Unico. Casuale. Una domenica d’autunno che la storia è tornata a trovarmi! E la crêpe questa volta può attendere.
Maria Grazia Galati