Da Berlino, Friburgo, Strasburgo, passando per Lussemburgo, fino a Bruxelles. La marcia di centinaia di rifugiati e richiedenti asilo, partita il 18 maggio da Berlino, arriverà nella capitale dell’UE qualche giorno dopo le elezioni europee. Per rivendicare la libertà di circolazione e uguali diritti. Non solo per loro, ma per tutti
“Non ci può essere democrazia senza libertà di movimento”
– dicono i movimenti antirazzisti africani ed europei –. L’uguaglianza dei diritti, l’autonomia e la partecipazione alla ricchezza economica sono solo alcune delle cause che spingono uomini e donne ad attraversare il Mediterraneo per cercare una vita migliore. Le partenze sono soprattutto la conseguenza dello sfruttamento delle risorse interne dei Paesi africani (uranio, diamanti, elettricità e molto altro) da parte dell’occidente.
Si parte a causa delle numerose guerre, della fame e della povertà spesso indotta dalle collaborazioni che i Governi europei hanno avuto con i Governi dittatoriali corrotti (soprattutto del Nord Africa). Tutti elementi che hanno generato meccanismi perversi, quali la tratta degli esseri umani divenuta ormai un’industria, le falle della cooperazione internazionale, gli accordi bilaterali per contrastare l’immigrazione firmati senza rispettare i diritti umani. Un mix di elementi nefasti che ha generato migliaia di morti e sofferenze, non solo in mare, ma anche nei deserti e nei centri di detenzione a Ceuta e Melilla (l’enclave spagnola in Marocco) come a Calais in Francia, in Grecia, a Malta.
Negli ultimi mesi, dopo i tragici sbarchi a Lampedusa abbiamo pianto, ci siamo indignati. Salvo poi dimenticare tutto, fino alla successiva tragedia. In Italia si fa troppo spesso allarmismo a scapito dell’informazione, si concepisce il fenomeno solo in chiave di emergenza e invasione, senza affrontare il tema in modo serio, coerente e solidale. Ma soprattutto umano. Si piangono i morti, salvo poi scoprire che si rubano le risorse destinate ai centri d’accoglienza, come ha denunciato, in maggio, il quotidiano Repubblica. Si accusa l’Europa, senza prenderci le nostre responsabilità.
Smettiamo di chiudere gli occhi:il diritto d’asilo è garantito dall’articolo 10 della nostra Costituzione.
Siamo ancora capaci di riconoscerlo ? L’accoglienza non deve essere solo quella turistica – come ha cercato di spiegare, qualche tempo fa, la presidente Boldrini, immediatamente travisata – ma quella della xenia, il concetto di ospitalità sacra, come lo era nella Grecia antica.
Quando i migranti arrivano nel continente europeo senza documenti, sono nessuno. In Europa, infatti, se sei senza documenti non godi della libertà di movimento. E se non hai documenti non trovi un lavoro, senza un lavoro non hai una casa e non godi dei diritti civili. E questo vale per tutti. Sia cittadini extra-comunitari sia comunitari. Uno stallo che blocca le vite di centinaia di persone sans papier ; una mancanza di diritti che discrimina le persone tra cittadini di serie A, B e Z e un rischio anche per i cosiddetti comunitari, cioé noi, se si pensa che nel gennaio di quest’anno, più di 2 000 cittadini europei, tra i quali molti italiani, sono stati espulsi dal Belgio perchè erano senza lavoro e costituivano, quindi, un peso per il welfare nazionale.
Alla faccia della libera circolazione.
E’ questa l’Italia che vogliamo? E’ questa l’Europa che vogliamo ?
Paola Cairo