Il 30 gennaio (ore 19) al Cercle Citè, lo scrittore italiano premio Strega 2007, ospite dell’Istituto italiano di cultura, incontra il pubblico dei suoi lettori. Appuntamento con  Niccolò  Ammaniti. Modera Jean Portante.

 

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“Io ho un problema con gli eroi in generale: non mi piacciono. Non amo l’eroe buono, positivo, nemmeno quello mitologico che incarna in sé la morale. Gli unici che mi piacciono sono i bambini perché sono inconsapevoli di esserlo e, quindi, possono incarnare un problema etico e nello stesso tempo risolverlo attraverso l’intuizione e il cuore”.

In questa affermazione c’è molto di Niccolò Ammaniti che nasce come scrittore negli anni Novanta, in un momento di fermento e grande discussione sulla letteratura post-moderna. E’ il periodo dello sviluppo esponenziale delle tecnologie informatiche, il periodo dei tentativi innovatori delle diverse avanguardie in cui ogni esperimento è possibile e di cui la letteratura sembra assorbire le tendenze a volte estreme, come le tematiche narrative, la struttura caotica, l’uso del gergo.

Nelle prime opere di Ammaniti, Branchie e Fango (opera, la seconda, che lo fa conoscere al grande pubblico grazie anche alla trasposizione cinematografica di Risi in L’ultimo Capodanno), al lettore appare di ripercorrere le pagine della cronaca nera, in una miscela dei più disperati generi dal thriller all’horror.

Nel suo romanzo Ti prendo e ti porto via, del 1999, sceglie per la prima volta un bambino come protagonista, abbandonando il mondo delle avventure virtuali, delle prostitute, dei mafiosi e dello show business per lo stile tipico pulp con il senso per il grottesco. L’autore rappresenta con procedimento ironico l’immagine della società italiana contemporanea, descrive situazioni ridicole, talvolta assurde che più di una volta sconfinano nel tragico.

Il successo definitivo viene sancito da Io non ho paura del 2001 che diventa subito un best-seller tra il pubblico mentre la critica inizia a considerare Ammaniti un talento della prosa contemporanea.

“Io non ho paura” è un libro di avventure, ma anche un giallo, un romanzo di formazione, un romanzo psicologico (che esamina il rapporto di un padre e un figlio). Il romanzo è molto cinematografico e Ammaniti stesso non nega mai l’influenza del cinema sulla sua produzione letteraria, tanto da dichiarare che l’idea originale non era quella di scrivere un romanzo ma la sceneggiatura di un film, pellicola che verrà realizzata nel 2003 dal regista Gabriele Salvatores (candidata all’Oscar), con Ammaniti come sceneggiatore.

L’autore tramite la sua narrazione cinematografica è abilissimo nel coinvolgere il lettore, facendogli vivere gli avvenimenti e assaporare le emozioni insieme al protagonista. Il ritmo della narrazione è rapido e incalzante e a ciò contribuisce la quantità delle sequenze dialogate che si alternano velocemente a quelle narrative e la limitazione delle sequenze descrittive. Dal punto di vista linguistico il testo si legge con facilità perché è scritto secondo costrutti lineari ed elementari della lingua parlata e perché si serve di un lessico intessuto di parole familiari, quotidiane e gergali che spinge il lettore ad immedesimarsi con l’ambiente duro e con i sentimenti del protagonista.

L’autore è abilissimo ad entrare nella mente di un personaggio infantile e attraverso gli occhi di un bambino ci parla di amicizia, di coraggio, di tradimento, di rapporti con i coetanei e con i genitori.

Lezioni presso scuole di scrittura, collaborazione a romanzi collettivi in rete, scrittura di varie prefazioni, postfazioni e quarte di copertina sono solo alcune dell’eclettico scrittore che, nel 2007, con Come Dio comanda vince il Premio Strega.

Il suo sito ufficiale www.niccoloammaniti.it è davvero interessante, sia per la grafica che per i contenuti, vivamente consigliato un click!!!

 

Gilda Luzzi

 

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