Maria Grazia Cutuli la giornalista catanese del Corriere della Sera, uccisa in Afghanistan nel 2001, verrà ricordata il 4 maggio prossimo all’Université du LUxembourg, quando la giornalista di Avvenire Laura Silvia Battaglia presenterà il suo video Maria Grazia Cutuli. Il prezzo della verità (vincitore del premio Siani, 2010) con Giuseppe Galeani e Paola Cannatella autori del romanzo a fumetti Maria Grazia Cutuli. Dove la terra brucia (Edizioni Rizzoli). L’incontro organizzato dalla Libreria Italiana e PassaParola Magazine é patrocinato dall’Istituto italiano di Cultura e dall‘Université du Luxembourg.
L’artista catanese Rossella Cosentino per l’occasione ha realizzato un’opera su plexiglass dedicata alla Cutuli.
Intervista a Laura Silvia Battaglia.
Qual è l’eredità che ci ha lasciato la Cutuli nel giornalismo?
Maria Grazia Cutuli è diventata un modello per molti giovani giornalisti. Innanzi tutto per i suoi conterranei, per coloro i quali ricordano il giorno del suo funerale a Catania, per quelli che in lei hanno visto e vedono “la ragazza di provincia che ce l’ha fatta”.
Di più, Maria Grazia ha anticipato un modo di vivere la professione ormai molto comune ai freelance e/o ai redattori di esteri. Vale a dire, non aspettare di essere nominati inviati ed essere super-garantiti per partire verso aree di crisi. Ma utilizzare il proprio tempo libero, dunque le ferie, per andare e vedere, anche a proprio rischio e a proprie spese. Si tratta di una scelta profonda che spesso nulla ha a che vedere con la carriera. Chi fa questo, il più delle volte, non riceve riconoscimenti dai propri superiori né dai propri colleghi. Viene considerato un matto, forse anche un presuntuoso. Ma non si può fare altrimenti, quando si sente forte dentro di sè la spinta a verificare sul campo notizie che provengono dalla agenzie e che, quando sei al “desk”, non puoi controllare e verificare appieno.
Alla fine diventa un’esigenza del cuore, uno stile di vita che ha un prezzo.
Cosa diresti alla Cutuli oggi?
Cosa direi a Maria Grazia? Io parlo con Maria Grazia. Mi ha dato tanti buoni consigli dal luogo in cui adesso si trova mentre giravo il video su di lei. E’ difficile da spiegare, ma io credo che mi abbia accolto tra i suoi affetti più cari. Se proprio le dovessi dire una cosa, ecco, le direi di non toccarsi i capelli così spesso: ci saranno almeno un centinaio di foto in questa dannata posizione!
Cosa ne pensi del giornalismo italiano di oggi?
Se parliamo del giornalismo tradizionale e delle testate tradizionali, mi sentirei di direi che l’Italia è davvero indietro, bloccata in un sistema che non tiene conto del mercato internazionale, di quello reale e dove esiste una vera e propria forbice tra fasce di giornalisti ipergarantiti e una pletora di colleghi che non riescono a sfondare questo mercato e nemmeno a proporsi.
Tuttavia, sono convinta che il futuro del giornalismo sia sempre di più nei media leggeri, in internet, nella multimedialtà e, allo stesso tempo, nella specializzazione delle competenze e nell’autorevolezza del singolo giornalista, piuttosto che della testata. Da questo punto di vista, fin da adesso, è necessario che i giornalisti si convincano che il posto fisso non deve essere l’obiettivo di un giornalista; che bisogna aprirsi alla multimedialità e diventare anche cameraman e montatori; che bisogna iniziare a comprendere i meccanismi dell’autoproduzione e della cooperazione tra profesisonalità contigue crenado agenzie e cooperative di freelance che offrono servizi; che bisogna imparare le lingue; che c’è un mondo fuori che aspetta e che il mercato internazionale esiste e non è una favola dei fratelli Grimm.
Paola Cairo
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