Il 24 novembre scorso Yamandù Orsi della coalizione di sinistra Frente Amplio è stato letto presidente dell’Uruguay, sconfiggendo il candidato del partito centrista al governo, il Partido Nacional, Alvaro Delgado. L’affluenza nel paese è stata dell’89,4 % su un totale di 2,7 milioni di cittadini registrati per il voto. Un livello di affluenza ben diverso dalle cifre registrate per le presidenziali in molti paesi europei. L’analisi del professore Degli Abbati
Dal 2005 data della prima presidenza del Frente Amplio è la quarta volta che la coalizione di sinistra ritorna al potere dopo le due presidenze di Tabaré Vazquez e di José “Pepe” Mujica. « Fiel de la balanza», ago della bilancia del MERCOSUR, fra gli originari aderenti Brasile, Argentina e Paraguay, il piccolo Uruguay (176.215 km2 per 3.422.000 ab.) costituisce il Paese dai migliori indici di sviluppo umano dell’intero continente dopo Argentina, Cile e le Barbados.
Secondo le statistiche del PNUD 2024 precede con un coefficiente di 0,830 al 52° posto mondiale a distanza molti altri paesi latinoamericani, pur possedendo un reddito procapite di USD PPA 22.207 che considerato a sé stante lo colloca soltanto intorno al 70° posto delle classifiche mondiali. Ma il suo livello educativo medio, l’alto rispetto dei valori democratici, la perequazione distributiva della ricchezza (coefficiente di GINI a 0,408, secondo paese dopo il Perù per eguaglianza distributiva in Sudamerica) permettono il suo innalzamento nelle statistiche mondiali.
Nel Paese dopo decenni di alternanza democratica fra i due principali partiti “Blanco” e “Colorado” erano seguiti dodici anni di dittatura con una giunta militare che nel 1976 aveva messo definitivamente fine alla presidenza di Juan Maria Bordaberry. La parentesi militare si era conclusa nel 1984, con la prima presidenza socialista di Tabaré Ramon Vazquez Rosas, rieletto una seconda volta per 5 anni nel 2004 con l’appoggio di un vasto fronte di partiti di sinistra e di centro-sinistra (Frente Amplio). Repubblica presidenziale con una presidenza eletta a suffragio diretto che detiene il potere esecutivo e risponde a due Camere parlamentari elette con sistema proporzionale e con mandato di cinque anni, con 99 membri alla Camera dei Deputati e 30 al Senato.
Con una popolazione divisa in diciannove province, a concentrazione urbana per il 95,8 % e al 40% di origine italiana, con una forte componente ligure, l’Uruguay ha goduto di un trentennio di prosperità sino agli Anni ’60 derivante da un modello agro-esportatore che gli consentiva il mantenimento di un settore pubblico importante e un livello di benessere di tipo europeo. In seguito ha conosciuto invece, soprattutto nel periodo 1999-2002, una grave crisi che ha comportato una caduta degli investimenti, una contrazione del PIL, un aumento generale della povertà.
La reazione del Paese (basata sulla svalutazione della moneta e sulla manovra di bilancio) ha consentito allora una concreta ripresa. Il PIL è aumentato del 21% in tre anni (2003-2005), mentre gli ultimi dati riferiti al 2024 indicavano una inflazione annua del 5% (ben distante dal 133,5 % dell’Argentina nel 2023..) e una crescita annua del 3,2%. Il presidente eletto Orsi, 57 anni, è vicino all’ex-presidente José “Pepe” Mujica ancora molto popolare, che aveva appartenuto in gioventù al movimento di guerriglia Tupamaros in lotta contro la dittatura militare sino al 1984.
Già colonia spagnola, l’Uruguay aveva raggiunto l’indipendenza nel 1825, quarant’anni prima che la Gran Bretagna organizzasse, per costringere il Sudamerica alla esclusiva produzione di materie prime, attraverso la Triplice Alleanza, la distruzione del modello auto-centrato del Paraguay di José Gaspar Rodríguez de Francia e di Francisco Solano López. Dopo lunghi anni di democrazia fondata sulla alternanza di due partiti, il “Blanco” e il “Colorado”, il paese doveva subire nel 1973 un colpo di stato militare analogo al Cile e all’Argentina. Nel 1976 una giunta militare metteva, come citato, fine alla presidenza di Juan María Bordaberry, deponendolo. Si apriva una parentesi autoritaria che doveva concludersi nel 1984 con il ritorno della democrazia nel paese e la presidenza di Tabaré Ramon Vazquez Rosas.
Complessivamente anche le stime della Banca Mondiale restano buone.
Negli ultimi anni la crescita del paese è stata però modesta, 0,4,% nel 2023, anche se il tasso di inflazione si mantiene più basso (5,9% nel 2023) dei valori già raggiunti in passato – l’8,1% nel 2007-. La crescita economica del paese è strettamente legata all’andamento delle esportazioni, soprattutto di prodotti agricoli. Bisogna ricordare che l’Uruguay incuneato lungo il Mar de la Plata fra Argentina e Brasile presenta un profilo collinare perfettamente adatto alle coltivazioni e all’allevamento con i pascoli della parte orientale che, irrorati dal sale dell’Atlantico, garantiscono il miglior asado e il miglior bife di tutto il Sudamerica.
Separando le attività di produzione si osserva che il settore primario contribuisce per l’8 % del PIL e impiega il 6,8 % degli attivi, con esportazioni costituite ancora da prodotti poco elaborati come carni, soja, farina, malto, cuoio, cereali, riso, orzo e lana, oltre ai prodotti caseari. Il settore secondario rappresenta il 20,4 % del PIL con il 48,9 degli attivi, il settore terziario il 71,6 % con il 44,2% degli attivi (2023). I settori industriali principali sono quello agroalimentare, meccanico, della pasta di legno e della carta, mentre nel terziario assume sempre maggior importanza il turismo con 2.470.000 di ingressi nel 2023.
Per fare fronte ai problemi sociali il governo Vazquez aveva già nel 2006 predisposto un programma governativo “El gobierno del cambio – La transición responsabile” che presentava sei livelli di intervento: sostegno alla democrazia, settori sociale, produttivo, innovazione tecnologica, integrazione culturale. A ciò si aggiungeva un programma di assistenza nazionale alla emergenza sociale (PANES) inteso a venire incontro ai 200.000 indigenti che costituivano il 6% del paese articolato nei seguenti settori di intervento: alimentazione di base , urgenza sanitaria,sussidi per le famiglie a reddito minimo, educazione nelle zone critiche, lavoro precario, alloggi .
Yamandú Orsi, professore di storia, già governatore dello stato meridionale di Canelones, succederà a marzo 2025 all’attuale presidente Luis Lacalle Pou del Partido Nacional, centrista. Lacalle Pou avendo assunto il mandato nel 2019 in piena pandemia di Covid-19 aveva anche dovuto combattere contro una gravissima siccità che aveva fortemente rallentato l’economia del paese perdurando sino al 2023.
Il Frente Amplio nel suo programma di governo insiste sul rafforzamento delle politiche ambientali, di promozione e sostegno dei piccoli produttori e di inclusione sociale, che costituisce un po’ la ripetizione del programma sopra descritto del periodo 2005-2020. Oggi è, sorprendentemente, nello Stato tradizionalmente più pacifico del Sudamerica la sicurezza la preoccupazione principale degli uruguaiani. Dal 2015 al 2023 il tasso di omicidi è salito dal 7,8 su 100.000 abitanti a 10,7. Non essendo in Uruguay costituzionalmente possibile governare per decreto, Orsi dovrà presentare una strategia approvata dal Parlamento. Per questo la via della maggioranza (45 seggi su 99) dovrà vedere la coalizione del Frente Amplio con il partito Cabildo Abierto, partito nazional-conservatore, o cercare i due seggi necessari trattando invece con la formazione Identidad Soberana, una formazione invece antisistema.
Per quanto riguarda la sintesi di parametri economico-sociali, l’Uruguay presenta una fecondità di 1,5, superiore all’Italia, una speranza di vita alla nascita di 81,68 anni per le D e di 74,147 per gli U, una mortalità infantile di 5,6 ogni 1000 nascite, una mortalità materna di 18,79 ogni 100.000 nascite, una scolarità attesa di 17,35 anni ( 15,94 U 18,79 D) una scolarità effettiva di 9,058 anni (8,74 per gli U e 9,33 per le D). La spesa sociale per l’istruzione e la ricerca è di 4,8% del PIL, la spesa per la sanità pubblica del 6,9% del PIL (2021), il numero di posti letti di 1 ogni 1000 ab,, un consumo di energia elettrica/ab. di 3451 KWh (2022), un consumo di calorie ab/g. di 3240 (2021-23), una emissione di CO2 di 2,31 t. (2022), una disponibilità di tel. cellulari di 1417,2 ogni 1000 ab.(2023).
Il Paese presenta inoltre buoni indici di genere con il GDI (Gender Development Index) a 1,02 e il GII (Gender Inequality Index) a 0,24, entrambi in miglioramento costante dal 1990.
Per quanto concerne la cooperazione europea, l’Uruguay ha firmato con la UE l’accordo-quadro di cooperazione del 1992 nell’ambito del MERCOSUR la cui attuazione vede una forte opposizione soprattutto da parte dei produttori agricoli francesi ed italiani preoccupati del non adeguamento dei prodotti sudamericani alle costose esigenze ecologiche cui è sottoposta la produzione agricola europea, resistenza che diventa molto minore nei membri UE a scarsa produzione agricola. Le strette esigenze, contenute anche nel Green Deal della prima Commissione Von der Leyen, che hanno determinato in gran parte la disastrosa situazione della produzione automobilistica europea, fino a pochi anni fa fiore all’occhiello del comparto manifatturiero continentale, oggi soffocata da regolamenti e sanzioni comunitarie, oltre che dalla duplice concorrenza statunitense e cinese. Difficoltà originate da mandate policies adottate a Bruxelles da istituzioni divenute sempre più autoreferenziali che si estenderanno presto anche al settore marittimo europeo. Ma di questo avremo occasione di riparlare meglio in dettaglio.
Carlo degli Abbati