600 giornalisti, 150 testate internazionali, 170 Paesi coinvolti, dodici milioni di documenti verificati. La nuova inchiesta globale dell‘International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) svela come politici, reali, sportivi, imprenditori, attori evadono le tasse usando società offshore, evasione fiscale e riciclaggio. Il Lussemburgo in questo sistema gioca un ruolo non trascurabile. A poche settimane dalle prime rivelazioni, abbiamo intervistato Luc Caregari, il giornalista lussemburghese che se ne sta occupando.
Questa volta, a differenza del caso di Openlux, il Lussemburgo non figura come protagonista, ma svolge comunque un ruolo importante. Qual è il ruolo del Lussemburgo nei “Pandora Papers”?
I Pandora Papers sono basati su documenti di 14 imprese che forniscono assistenza a società e servizi offshore in tutto il mondo. Il Lussemburgo, in quanto centro finanziario, svolge un ruolo decisivo dato che è spesso usato come piattaforma onshore per accordi offshore. Questo può avvenire per ragioni fiscali o perché il Lussemburgo, in quanto paese europeo, ha una reputazione di stabilità – che alcune nazioni offshore più piccole, come le Seychelles, Panama o le Bahamas, non hanno. Se su 11,9 milioni di documenti il Lussemburgo appare “solo” in 100.000 documenti, ciò non significa automaticamente che il suo ruolo sia marginale. Abbiamo spesso consultato documenti in cui il Paese non è menzionato, ma che fanno riferimento a entità lussemburghesi. Inoltre queste entità sono spesso costituite da altre imprese che risiedono in “veri paradisi fiscali”.
Quali sono i casi scoperti dai Pandora Papers in Lussemburgo?
Finora abbiamo pubblicato tre inchieste, una sugli oligarchi russi che avevano creato un fondo d’investimento in Lussemburgo – il quale ha portato a sanzioni da parte dell’autorità finanziaria di Singapore contro il loro fornitore di servizi, mentre in Lussemburgo, almeno ufficialmente, nessuno è intervenuto, nonostante una struttura offshore molto complessa e la prossimità dei beneficiari a circoli che ruotano attorno a Vladimir Putin. Un altro caso riguarda Jaime Gilinski, il secondo uomo più ricco della Colombia, che dal Lussemburgo gestisce una rete di banche sudamericane, tramite filiere offshore. Il tutto avviene nonostante le sanzioni disposte in Colombia contro queste stesse banche. Vi è poi un caso ancora più “bizzarro”, riguarda un milionario indonesiano, molto tirchio, che considerava l’offshore troppo caro per lui. Lui è morto nel 2020, ma figura ancora nei registri perché i suoi milioni sono rimasti in Lussemburgo. Altre inchieste sono ancora in via di approfondimento.
Come hanno reagito la politica e la finanza a questa nuova indagine transnazionale che coinvolge anche il Lussemburgo?
Sono rimaste inerti. Nicolas Mackel della Luxembourg for Finance, un lobbista della piazza finanziaria, ci ha insultato direttamente in un’intervista per la RTL, definendo le nostre inchieste “campate in aria”. Subito dopo la pubblicazione i deputati del partito Déi Lénk hanno chiesto una convocazione della commissione delle finanze sui Pandora Papers – finora senza ottenere alcuna reazione. Dopo la pubblicazione delle inchieste gli Stati Uniti stanno preparando una legislazione apposita, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione e diversi governi in Africa, Asia e persino Sud America hanno disposto l’avvio di indagini ufficiali.
Prima con Woxx, ora con Reporter.lu, ancora una volta sei coinvolto come giornalista. Può spiegarci come procede il tuo lavoro?
Come membro dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), che ha coordinato i Pandora Papers (la più grande collaborazione giornalistica internazionale di tutti i tempi, con più di 600 giornalisti al lavoro), sono stato coinvolto nel progetto per più di un anno. Lavorando per Reporter.lu ho a disposizione il tempo e le risorse da dedicare a un’inchiesta accurata e la flessibilità per prendere di petto strutture a volte molto complesse.
A cura di Paola Cairo. Tradotto dal francese da Antonio Dellagiacoma