Prosegue il nostro viaggio all’interno del Granducato, fra curiosità e note storiche
Conosciamo ormai la visione “tradizionalcontadina” degli Éisleker del Nord e quella spocchiosa degli Stater della capitale. La striscia confinante col Belgio non costituisce, invece, un’entità a sé stante, con caratteristiche marcate come quelle dei Miseler, o Mosellani. Qui si annida un vero microcosmo rispetto al resto del Paese e persino rispetto al confine con la Germania a nord di Wasserbillig. Chi abita lungo la Mosella sa di avere “quel qualcosa in più” invidiato dagli altri con-nazionali: i vigneti. La piantina è chiara, il Paese visto dai Miseler si compone per un 10% di terra utile (la loro) e per il restante 90% di triste contorno che offre solo birra, nëmme Béier.
Allora dedichiamoci al loro microcosmo reso possibile dal microclima dispensato dal grande fiume. Orientati a Sud-Ovest
e protetti dalla rigidità invernale, i 42 chilometri di colli da Schengen a Wasserbillig si prestano perfettamente alla viticoltura,
introdotta 2 000 anni fa dai Romani. Il vino locale rimase di scarsa qualità fino all’uscita del Lussemburgo dall’Unione doganale tedesca, o Zollverein, di cui si è detto alcuni mesi fa. Senza lo Zollverein, i viticoltori lussemburghesi dovettero trovarsi dei clienti nuovi e quindi ri-orientarsi verso una qualità maggiore. Oggi, il consorzio Vinsmoselle raggruppa ben 240 produttori di Pinot, Elbling, Rivaner e Gewürztraminer, che danno vini bianchi, e ormai anche rossi, di livello crescente, fermi o spumanti (famoso il crémant) e anche dei vini di ghiaccio, detti Äiswäin.
I Miseler inneggiano a Bacco con delle popolari feste del vino, Wäifester in lussemburghese o Wäifeschter, secondo la loro più gutturale parlata regionale. La più nota e frequentata di tutte è la Picadilly di Stadtbredimus, che si tiene il secondo fine settimana agostano. Un fiume di vino affianca allora la Mosella, mentre si consuma la tipica “friture” di pesce. Come in ogni zona vitivinicola del mondo, anche qui si vorrebbe alzare il tasso alcolemico legale a 1,2 g/l, tant’è che quel Mir si fir d’1,2 Promill Grenz assume i toni di un proclama elettorale. A proposito, da queste parti si tende a votare chi rappresenta la tradizione, come nel Nord. Proprio il contrario del Minett, che per i Miseler è una roba senza senso.
Piazzano Esch dove sorge Pétange e non gli attribuiscono nemmeno la pur dubbiosa qualità di terra birraia, glissando con superbia su Bofferding e Battin, le uniche “duchesse” venerate dalle mie turbolenti parti, dove, Battin in mano, vi invito a chiudere l’autoironico tour de Luxembourg. Bis geschwënn – a presto!
Remo Ceccarelli