E’ stata la sera delle giovani promesse al Festival di Sanremo 2018: sono scesi sul palco dell’Ariston i primi quattro giovani, Lorenzo Baglioni, Giulia Casieri, Mirkoeilcane, Alice Caioli, che hanno conquistato l’ambita platea sanremese attraverso una cavalcata lunga e faticosa. E siccome loro hanno salutato da poco i banchi di scuola, dopo averli ascoltati, proviamo a dar loro i voti, con equilibrio ma anche con la generosità che i debuttanti meritano di ricevere.
Proprio a scuola, per quattro minuti, ci ha portato Lorenzo Baglioni con la sua canzone Il congiuntivo . “E adesso ripassiamo un po’ di verbi al congiuntivo, che io sia (presente), che io fossi (imperfetto), che io sia stato (passato), che fossi stato (trapassato), che io abbia (presente), che io avessi (imperfetto), che abbia avuto (passato), che avessi avuto (trapassato), che io… vorrei. Quindi è tempo di riaprire il manuale di grammatica che è molto educativo. E adesso che lo sai anche tu non lo sbagli più” è la lezioncina, neanche tanto inutile, sul congiuntivo in via di estinzione, che Baglioni, toscano di Grosseto, con un ritmo e una melodia accattivante, ha simpaticamente rivolto al pubblico e ai suoi fans, accompagnato nella performance dagli Studenti per Caso.
VOTO 9 per la chiarezza e la precisione grammaticale
“Come stai? Come sei? Come dici? Cosa vuoi?” Giulia Casieri, nata nel 1995 a Monza, ha dispiegato sul palco dell’Ariston una lunga serie di domande. Come stai? è il titolo alla canzone che la giovane artista scoperta da Ramazzotti interpreta con la sua particolarissima voce molto black/soul. Giulia è autrice anche del testo, nel quale racconta, a tinte forti, una parte della sua vita “E mi dicevano di stare calma, di stare zitta, di stare dritta/c’erano botte e segni sul viso /le mani giunte nemmeno un sorriso” . Oggi tutto appartiene al passato e la giovane cantautrice lombarda è sempre più proiettata verso un meritato successo.
VOTO 8 di incoraggiamento per tornare a sorridere
“Sogno, non torno, mi perdo, mi spoglio dei dubbi, dei passi sbagliati che ho fatto. Sogno i tuoi occhi non c’è più un confine. Vedo il ricordo di un bacio nascosto, dei pianti negati e dei vuoti colmati. Oltre i tuoi occhi non c’è più un confine” canta Alice Caioli, cantautrice messinese, nella sua canzone Specchi rotti. La 21enne siciliana racconta la storia del rapporto travagliato con il padre soprattutto durante l’adolescenza. Il titolo è la metafora della discrepanza tra la percezione di sé allo specchio in una visione intatta e solida e quella che invece spesso è la vera essenza frammentata in pezzi.
VOTO 8 per il coraggio di raccontarsi
Arriva da Roma, dal quartiere della Garbatella, il cantautore Mirkoeilcane che ha interpretato “Stiamo tutti bene”. Perché di interpretazione totale si è trattato. Il suo sguardo perso nel vuoto e allucinato come quello del protagonista di questa storia drammatica e la sua voce cantilenante come quel fluttuare delle onde che a volte fa addormentare per sempre hanno una forza straordinaria, capace di squarciare le coscienze. “Ciao, mi chiamo Mario e ho sette anni. Sette e mezzo per la precisione. Mi piace il sole, l’amicizia, le persone buone, il calcio, le canzoni allegre ed il profumo buono della pelle di mia madre. Papà mio da qualche mese che non torna. Ma guai a parlarne con qualcuno specialmente con la mamma Ma guai a parlarne con qualcuno specialmente con la mamma perché si sente male, grida, piange e non la smette più e per tre giorni si nasconde e non si fa vedere. Ma oggi è un giorno felice che qui è arrivato un pallone e finalmente potrò diventare forte e fare il calciatore. So già palleggiare, con i sassi è diverso ma sono avvantaggio perché corro forte come il vento e allora volo alla radura insieme agli altri bambini. Chi arriva ultimo in porta e sai che rottura di cogl… Arrivo primo, come sempre, allora sono attaccante. Scatto, dribblo, tiro in porta e il portiere non può farci niente. Poi da più lontano sento “Mario vieni qua prendiamo tutto quel che abbiamo e raggiungiamo papà” “Mamma proprio adesso sto tirando un rigore. Ma non c’è verso ce ne andiamo meglio non polemizzare. Stiamo tutti bene, Stiamo tutti bene. Ma guarda te la jella proprio a me doveva capitare quattro giorni su sta barca e intorno ancora solo mare. Ma ti pare giusto uno va in vacanza per la prima volta e quelli lì davanti son capaci di sbagliare rotta. Che poi a chiamarla barca ci vuole un bel coraggio. Stare in tre seduti in mezzo metro di spazio. E come me gli altro duecento tutti intenti a pregare ed io vorrei soltanto alzarmi e palleggiare, ah. Ma se soltanto sposto anche di un centimetro il piede questo davanti si sveglia ed inizia a dire che ha sete. Io pure ho sete, fame, sonno, mi fa male la schiena. Ma non c’è mica bisogno di fare tutta sta scena. E poi c’è questo di fianco che ha chiuso gli occhi e non li apre più. E’ da due giorni che dorme, che pare non respiri. Non ho mai visto nessuno dormire così tanto. Ho chiesto a mamma e ha detto che era proprio stanco … boh. Tre giorni fa ne hanno buttati una ventina in mare. Mamma dice che volevano nuotare. Io li sentivo gridare e non sembravano allegri. Ma almeno adesso ho un po’ di spazio per i piedi. E’ il sesto giorno e adesso dorme pure mamma. Un tipo magro qualche fila più in là grida che vede la Madonna. E questa barca adesso puzza di benzina e di morte e mamma ha detto di non farci caso e di essere forte, di fare il bravo bambino e star seduto qua che mamma adesso s’addormenta e raggiunge papà. Però piangeva e si sforzava di sorridere. Forse era proprio tanto stanca pure lei. E c’è un silenzio tutto intorno che mi mette paura. S’è fatta notte, ho freddo e in cielo non c’è neanche la luna. La gente grida, chiede aiuto, ma nessuno risponde. Mi guardo intorno e neanche a dirlo vedo sempre e solo onde, dopo onde e ancora onde. E allora onde evitare di addormentarmi, come gli altri ed essere buttato in mare mi unisco al coro della barca e inizio a piangere e a gridare. Non ho forza. chiudo gli occhi e non so neanche nuotare. Stiamo tutti bene, Stiamo tutti bene.”
VOTO 10 per la crudezza del tema e la dolcezza con cui è stato affrontato
Gilda Luzzi