[Copyright: Weltkulturerbe Völklinger Hütte/Rolf Ruppenthal]
[Copyright: Weltkulturerbe Völklinger Hütte/Rolf Ruppenthal]

La splendida cornice del patrimonio della Völklinger Hütte (Germania) è stata la scena di un concerto dedicato alle «grandi teste» della musica, tenutosi lo scorso 24 ottobre.

Da secoli la testa è la parte magica di un essere umano. È la sede del pensiero ma anche del genio artistico. Ed è proprio al genio artistico che è stata dedicata la serata, che ha visto l’orchestra del Conservatorio di stato di Kazan (Russia), diretta da Leo Krämer  dar vita ad opere musicali dei geni della musica classica europea.

Dopo aver iniziato con una versione, rinfrescata e modernizzata dell’Ouverture dell’opera «Tannhäuser» di Wagner è stato il turno dell’ultimo puro Concerto per Pianoforte e Orchestra di Beethoven, la cui parte solista al pianoforte è stata affidata a Andreai Ivanovitch, pianista di origini rumene, vincitore della medaglia d’oro al «Wold Piano Competitition» di Cincinnati , nonché pronipote di quel Ivanovitch autore di «Le onde del Danubio».

Tra le «teste» d’eccellenza non poteva certo mancare Johann Strauß presente con ben due composizioni: il valzer «Sul bel Danubio Blu» e, a conclusione della serata la Polka, op.373 che ha divertito, soprattutto, il percussionista, che ha avuto l’onere/onore di concludere il pezzo con un colpo (a salve) di pistola.

Un unico compositore italiano selezionato per il programma: non si tratta né di Verdi, Rossini o Donizetti, bensì di Amilcare Ponchielli, autore dell’opera popolare «La Gioconda» da cui è stata tratta la celeberrima «Danza delle ore» che si conclude con un robusto can-can, interpretato dai giovani orchestrali con una veemenza, che ha contagiato il pubblico entusiasta.

 

Elisa Cutullè

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