La Fondazione Musica per Roma ha inaugurato una nuova rassegna dedicata a un solo strumento musicale: il pianoforte.
Il parterre degli esecutori coinvolti è di livello straordinario: si comincia con Chick Corea.
La presenza sul palco dell’Auditorium Parco della Musica del leggendario Chick Corea, lo scorso sabato 10 maggio, ha siglato una delle serate più importanti di questa appassionante esplorazione degli ottantotto tasti.
Il concerto è stato aperto da una godibile chiacchierata tra Corea e il pubblico quando l’attesa si è sciolta con una battuta formidabile: “Scusatemi davvero ma stasera ci sarò solo io e questo qui”, ha esclamato il musicista statunitense, indicando il pianoforte su un palco deserto.
Nel tour del 2014 che promuove il suo nuovo cd Ritratti, Corea ha però voluto indirizzare il suo interesse anche fuori dalla sua vastissima produzione musicale. La sua esibizione, infatti, è stata segnata da una prima parte in cui il musicista ha eseguito alcuni celebri pezzi composti da altri pianisti come la storica “How deep is the ocean”, seguita da due brani di Bill Evans, una sbalorditiva “Past time paradise” dell’amico storico Stevie Wonder, una esecuzione di Chopin ed ancora la celebre “Sophisticated Lady” di Duke Ellington, reinterpretata in modo quasi irriconoscibile.
In evidente sindrome da juke box di pezzi altrui, Corea poi si è avvicinato al microfono chiedendo al pubblico se ascoltare un extra di John Coltrane. Alla conferma del pubblico, ci siamo ritrovati ad ascoltare uno sgangherato audio – tratto dal suo lettore mp3 attaccato al microfono di sala – che il pianista ha voluto condividere, con fare goffamente estasiato, la playlist mattutina della sua passeggiata per Roma.
Di origini italiane, Chick Corea inizia a suonare negli Anni ‘60 con il trombettista Blue Mitchell e con alcuni grandi della musica latino-americana come Willie Bobo e Mongo Santamaria. Collabora con grandi jazzisti come Woody Shaw, Steve Swallow, Roy Haynes, Miroslav Vitous. Verso la fine degli Anni ’60, si unisce al gruppo di Miles Davis e compare in album importanti, come In a Silent Way e Bitches Brew. All’inizio degli Anni ’70 intraprende alcuni progetti come leader. Da allora è stato insignito del Nea Jazz Master, la più alta onorificenza che l’America riconosce ai suoi artisti jazz; 20 volte vincitore del Grammy Award (a fronte di quasi 60 nomination); compositore prolifico e indiscusso virtuoso della tastiera, Chick Corea ha raggiunto lo status di leggenda vivente del jazz dopo quattro decenni di creatività e produzione artistica ineguagliate.
Dallo straight ahead all’avante-garde, dal bebop alla fusion, dalle canzoni per bambini alla musica da camera, fino alle opere sinfoniche, il pianista statunitense continua a reinventare se stesso grazie a uno spirito straordinariamente creativo.
A conclusione del suo generoso live romano, Corea ha eseguito le sue celebri canzoni per bimbi e ragazzi. Niente di più lontano da una semplificazione bambinesca della sua musica, queste composizioni hanno occupato gli Anni ’80 della sua produzione.
Piccoli ritratti raffinati e assai pittorici che raccontano “la luminosità e la libertà dei ragazzi”, per usare le parole stesse dell’autore e che rafforzano la gamma espressiva della sua grandissima personalità musicale.
Valentina Pettinelli