Mulatu Astatke è un gigante del jazz, un musicista che ha trovato attenzione dopo 40 anni di attività tutt’altro che trascurabili. Solo a partire dal 2005 infatti, quando il regista Jim Jarmusch lo vuole per la colonna sonora del film “Broken Flowers”, l’industria musicale con l’etichetta francese Buda Musique ha messo in ristampa gran parte della sua produzione musicale.
Maestro del Ethio jazz, Mulatu Astatke sul palco dell’Auditorium di Roma nella sua unica data italiana del 26 ottobre scorso, appare leader di un mash up straordinario, un incontro musicale che si amalgama col pubblico siglato con il suo vibrafono e con una presenza leggera sul palco come pure con una forza ideativa mai eludibile.
Nel corso degli anni Mulatu ha suonato con artisti del calibro di John Coltrane, Duke Ellington, Ronnie Scott e Fela Kuti: tutto sembra essergli stato fertile ascoltandolo, vestito di bianco e circondato da una band giovanissima, ha ripercorso il suo repertorio presentando l’imminente “Sketches of Ethiopia”. L’album edito dalla etichetta internazionale Jazz Village, è distribuito in Italia da Ducale Music.
Una festa per la mente e per lo spirito, un concerto che incorpora idee e musicisti provenienti da tre continenti e molte nazioni, dove la musica mantiene oltre ogni dubbio un forte timbro etiope senza ingombrare il campo della prevedibilità.
È una gran fortuna che dopo tutti questi anni Mulatu Astatke sia ancora sé stesso.
Valentina Pettinelli