Elezioni comunali: la parola ai partiti.

 

 

Il 9 ottobre 2011 in Lussemburgo si terranno le elezioni comunali. L’ultima volta fu nel 2005, secondo la scadenza stabilita dalla legge elettorale. Pochi anni anni da un punto di vista cronologico, ma un’altra epoca da un punto di vista politico e del contesto sociale e culturale nel quale si svolge questa tornata elettorale.Vediamo perchè.

 

Nel 2005 la popolazione di stranieri residente nel Granducato costituiva il 41% circa della totalità degli abitanti. Era il 37% nel 2001 su una totalità di circa 443.000 abitanti.

Al 1° gennaio 2010 questa percentuale è salita al 43% su una totalità di abitanti di poco superiore ai 502.000. Il che significa che, percentualmente, la popolazione straniera è aumentata di più che la popolazione in generale (16% contro poco più del 13%).

A questi numeri, già di per sè eloquenti, va aggiunto un altro dato che costituisce una specificità del Granducato. I residenti non lussemburghesi sono, per oltre l’80%, provenienti da altri paesi dell’Unione Europea. Si tenga presente che la media europea di presenza straniera proveniente dai 27 paesi UE è di circa il 40%. Questo significa che i diritti acquisiti con le recenti leggi sul diritto di voto approvate dal Parlamento lussemburghese si innestano sulla più ampia piattaforma dei diritti di cittadinanza europea sanciti dai trattati di Maastricht (1992) e di Amsterdam (1997).

Una specie di doppia chiamata ad esercitare un diritto di cittadinanza attiva che, con la maggioranza di popolazione straniera proveniente da altri paesi UE, costituisce una specificità del Granducato.

Di fronte a questi pochi ma significativi dati, qual è l’atteggiamento dei partiti politici?

Quali sono i loro programmi per dare rappresentanza a quasi metà della popolazione lussemburghese e, quindi, a dare compiutezza alla democrazia rappresentativa del Granducato?

La legge è stata approvata. I cittadini non lussemburghesi dovranno certo fare la loro parte senza più scusanti. Ma i partiti lussemburghesi?

 

Cerchiamo di scoprirlo partendo dai due partiti che raccolgono il maggiore consenso e che da alcuni anni, pur essendo alternativi tra loro, governano assieme: l’LSAP (Lëtzebuerger Sozialistisch Arbechterpartei) o Partito Operaio Socialista Lussemburghese e il CSV (Chrëschtlech Sozial Vollekspartei) o Partito Popolare Cristiano Sociale.

L’LSAP ha creato, nel gennaio 2010 con approvazione formale del Congresso nazionale del 14.03.10, un gruppo di lavoro chiamato SPIC (Socialistes Pour l’Intégration et la Citoyenneté).

Gli obiettivi dichiarati di questo gruppo di lavoro interno all’LSAP sono quelli di “dare un contributo al coinvolgimento politico dei membri lussemburghesi e non lussemburghesi appartenenti al mondo dell’immigrazione, con particolare attenzione al ruolo delle donne”,  e “valorizzare la presenza dei cittadini non lussemburghesi al fine di incrementare il numero di elettori e di candidati nelle liste elettorali”.

Gli aspetti interessanti di questa scelta sono sostanzialmente due:

–       Il fatto che, per la prima volta, uno strumento con il dichiarato fine di integrazione politica dei non lussemburghesi, venga approvato da un congresso nazionale

–       Nel gruppo di lavoro SPIC non vi sono solo membri non lussemburghesi – il che avrebbe avuto il triste sapore di aver creato una “riserva” a parte – ma vi sono anche membri di cittadinanza lussemburghese.

Lo SPIC ha prodotto qualche risultato, a cominciare dalla campagna di informazione – finanziata da l’OLAI, Office Luxembourgeois de l’Accueil et de l’Intégration – sull’importanza, culturale e civile, di iscriversi alle liste elettorali del comune di residenza per poter esercitare il diritto di candidatura e di voto. Il numero di non lussemburghesi presenti nella lista per Luxembourg-Ville è di 7 su 27 che corrisponde, in percentuale, al 26%. .

www.lsap.lu

 

Nell’ambito del CSV esiste una sezione di lavoro chiamata “CSV International”, creata nel novembre 2008, con il dichiarato scopo di “…facilitare l’integrazione degli stranieri nel CSV per una migliore implicazione nella vita politica del Lussemburgo”.

Va detto che il CSV è stato il primo partito lussemburghese a creare una struttura interna con l’esplicito intento di meglio integrare i cittadini non lussemburghesi nella vita politica del partito e del paese. Tuttavia, gettando un’occhiata alle liste dei candidati di alcuni importanti comuni come, ad esempio, Esch-sur-Alzette e Differdange, non si riescono a trovare candidati non lussemburghesi.

Un italiano, Luciano Frattini, è presente nella lista per Luxembourg-Ville.

www.csv.lu

 

Déi Gréng (I Verdi) riconosce esplicitamente il ruolo degli stranieri e dei frontalieri nello sviluppo economico del paese. Favorevole alla partecipazione attiva degli immigrati nella vita politica ed associativa nazionale, il partito ecologista incoraggia in tutti i modi (internet, stampa, comizi,…) gli stranieri residenti ad iscriversi alle liste elettorali. I Verdi militano per l’abbassamento del periodo di residenza minimo (attualmente 5 anni) per poter accedere al diritto di voto attivo e passivo e tramite il deputato Camille Gira hanno depositato una risoluzione in tal senso alla Camera dei Deputati nel mese di gennaio 2011. In accordo con il Trattato di Maastricht, chiedono l’iscrizione automatica dei cittadini UE residenti in Lussemburgo alle liste elettorali del Paese; per le elezioni comunali vorrebbero addirittura estendere questo automatismo ai residenti extracomunitari. Le liste dei Verdi comportano molti nomi di estrazione italiana.

www.deigreng.lu/

 

Déi Lénk (La Sinistra) assume posizioni molto simili ai Verdi per quanto riguarda le politiche specifiche agli stranieri residenti in Lussemburgo. Da sempre schierato in favore del voto agli immigrati, questo partito si adopera attivamente a convincere i residenti stranieri ad iscriversi alle liste elettorali, soprattutto con grandi azioni di volantinaggio e stand informativi nelle città principali (soprattutto nel sud del Granducato e nella Capitale, dove Déi Lénk raccoglie il maggior consenso). Il partito non ha ancora pubblicato tutte le sue liste locali, ma fra quelle già ufficiali spiccano diversi nostri connazionali: a Esch/Alzette. Déi Lénk ha promosso anche l’iniziativa Refresh Democracy, piattaforma comune con tutti gli altri partiti (meno ADR) che mira a coinvolgere quanti più giovani lussemburghesi e non lussemburghesi nella vita politica.

www.dei-lenk.lu/

 

Il partito liberale (DP) ha una tradizione secolare di apertura nei confronti di chi arriva in Lussemburgo. In questa ottica, non c’è da stupirsi per l’appoggio attivo che ha dato alla legge sulla doppia nazionalità, per l’ottenimento della quale avrebbe auspicato criteri più “morbidi” (soprattutto per quanto riguarda la spinosa questione della lingua lussemburghese). Il DP sostiene da parecchi anni che il Paese ha bisogno di rinforzare i legami con i numerosi stranieri che lo abitano per garantire un futuro migliore a tutti i residenti. Perciò non deve sorprendere la presenza di nomi non tipicamente lussemburghesi sulle liste di questo partito.

www.dp.lu

 

La posizione dell’ADR Alternativ Demokratesch Reformpartei (partito di centrodestra volentieri accostato al populismo dalla stampa nazionale) rispetto agli stranieri è netta: si all’integrazione, ma solo a determinate e severe condizioni. L’ADR è l’unico partito ad osteggiare l’allargamento del diritto di voto dei residenti stranieri alle politiche e pone la conoscenza ottimale della lingua lussemburghese come condizione vincolante per accedere alla nazionalità lussemburghese. La scelta di presentare il sito internet del partito esclusivamente in lussemburghese (e in tedesco in rari casi) è dunque perfettamente coerente.  I dirigenti dell’ADR si esprimono chiaramente contro la doppia nazionalità e frenano ogni tentativo di ulteriore integrazione europea. Al momento non sono ancora state pubblicate le liste dei candidati alle prossime elezioni, ma viste le posizioni ufficiali dell’ADR, difficilmente potrà esserci spazio per candidati stranieri.

www.adr.lu

 

Il programma del Parti communiste luxembourgeois (KPL) Partito comunista lussemburghese non ha un capitolo speciale consacrato agli stranieri. Da sempre il KPL è schierato dalla parte degli stranieri e dei lavoratori immigrati e si pronuncia a favore dei diritti e dei doveri di tutti i lavoratori aldilà delle loro origini. Alle elezioni comunali del 2005 le liste del KPL ospitavano il maggior numero di stranieri e anche per le prossime elezioni ci saranno rappresentanti di varie comunità. Logicamente in linea con i propri principi politici, il KPL si felicita per l’adozione della Legge del 27 gennaio scorsoche permette agli stranieri di accedere alle funzioni di sindaco e vice- sindaco. E d’altro canto stima che tre anni di residenza siano sufficienti per acquisire questo diritto e che l’iscrizione alle liste debba essere automatica.

www.kp-l.org

Anche se al momento non tutti i programmi non sono stati pubblicati, possiamo affermare che la necessità e la volontà – almeno negli intenti – di integrare i non lussemburghesi nella vita politica del Graducato è comune a tutti i partiti (ad esclusione di ADR).

Da non sottovalutare il problema della lingua. Certamente molte delle discussioni all’interno dei partiti vengono fatte in lussemburghese. A parte lo SPIC del LSAP , il gruppo di lavoro intercomunuitario in cui si confrontano non lussemburghesi e lussemburghesi in lingua francese, gli altri partiti – interrogati in occasioni di un’assemblea – confronto all’ASTI – usano decisamente la lingua nazionale. Questo, secondo alcuni, sottintende un problema complesso, che è quello della politica linguistica granducale. Finchè non si affronterà chiaramente a livello politico il sistema linguistico, le leggi citate finora rimarranno ideali per gran parte della popolazione. Il trilinguismo lussemburghese, infatti, è allo stesso momento arricchente e complicato. Su questo i partiti dovranno cercare una soluzione ideale che permetta a tutti di partecipare alla vita politica. Un nodo su cui riflettere parallelamente a quello su come avvicinare le persone meno attente alla politica, i frontalieri, i giovani alla vita civica.

 

 

Il percorso è solo agli inizi e coinvolge in ugual misura i partiti e i cittadini che non possono non esercitare un diritto fondamentale che, ricordiamo,  non tutti gli stranieri che vivonoi in altri Paesi hanno acquisito. Dunque, per chi ancora non l’abbia fatto, c’è tempo fino al 14 luglio per iscriversi alle liste elettorali per le comunali 2011.

 

A cura di Roberto Serra, Remo Ceccarelli, Ivano Iogna Prat, Paola Cairo

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