Nel dialogo con i giornalisti, durante la conferenza stampa che si è tenuta ieri a Milano per la presentazione del suo ultimo album “Dalle tenebre alla luce“, il musicista romano ricorda spesso la sua attitudine che fin da bambino ha avuto nei confronti delle persone fragili
“Non avrei potuto scrivere “Quando sarai piccola” con la dovuta delicatezza, senza una dose di verità vissuta sulla pelle, un evento realmente accaduto a me come a tanti altri, e che riguarda la disabilità di mia madre Luciana. La canzone è ispirata a lei, ma nello stesso tempo sento che è un tema che riguarda tutti.”
Esiste una forma di amore, forse la più alta e pura che il nostro essere possa esprimere, un sentimento incondizionato e senza tornaconti: quello che prova un genitore nei confronti del figlio. Quando con il passare del tempo accade che i ruoli genitore/figlio si ribaltano, abbiamo l’occasione di restituire tutto il bene che ci è stato donato da loro.
È così che si diventa improvvisamente “genitori” dei nostri genitori. Mentre noi diventiamo adulti, loro ritornano “piccoli”, bambini indifesi e innocenti. A questa sensazione di indicibile tenerezza coincide un sentimento di rabbia e impotenza per una condizione che non ci è concesso cambiare, ma solo accettare come naturale ciclo della vita che continuamente ci stupisce e ci trasforma”.
Così, con la dolcezza di un figlio, Simone Cristicchi ha presentato “Quando sarai piccola”, brano che presenterà la prossima settimana sul palco dell’Ariston, brano che è contenuto nell’album “Dalle tenebre alla luce”.
Si sofferma spesso, il Simone figlio, a raccontare una mamma che ha incontrato la malattia ancora giovane, a soli 63 anni, e verso di lei traspare un amore senza fine.
Oggi Simone Cristicchi, che sul palco dell’Ariston ha già fatto vibrare emozioni forti nelle sue precedenti partecipazioni (5 volte in gara e 3 volte in qualità di ospite), arriva al Festival con una grande maturità. Artista imprevedibile, cantautore, attore, disegnatore e scrittore esprime la sua poliedrica natura artistica seguendo un percorso lungo e articolato dal disegno alla musica al teatro dove in primo piano ci sono il cuore e l’anima.
Curiosità, la foto della copertina è stata scattata da un fotografo specializzato in astronomia, Andrea Arbizzi e rappresenta la nebulosa soprannominata “Occhio di Dio”. Per averla con quelle condizioni del cielo ci sono voluti undici anni, come undici anni sono passati dal suo ultimo album e undici sono i brani. La serata delle cover sarà al suo fianco Amara, autrice e voci di molti brani dell’album, con la quale omaggerà il Maestro Franco Battiato, cantando La Cura.
Simona Di Pietro e Gilda Luzzi